Kenya. Mitunguu e lo slum di Gakaromone: un grido di aiuto dalla contea di Meru

di Massimo Gabbani

MITUNGUU (Kenya). Nel cuore della contea di Meru, in Kenya, Mitunguu e lo slum di Gakaromone rappresentano il volto più crudo di una crisi sociale che, pur devastante, rimane spesso invisibile agli occhi del mondo. Povertà estrema, violenza di genere e assenza di opportunità plasmano una realtà dove la sopravvivenza quotidiana è un atto di coraggio e resistenza.
Le donne nella regione affrontano una condizione particolarmente difficile. Secondo dati delle autorità locali, almeno 220 donne vivono situazioni di estrema vulnerabilità a Mitunguu. Di queste, cento sono incarcerate, spesso per reati legati alla povertà, come piccoli furti, spaccio di droga o prostituzione, mentre altre subiscono violenze domestiche che raramente vengono perseguite.
A Gakaromone la situazione è ancora più disperata. Questo slum, fatto di piccole abitazioni di mattoni e lamiera, prive di elettricità e servizi igienici, è teatro di storie quotidiane di abusi e dolore. Prostituzione forzata, violenze sessuali, abuso di droghe e alcol rappresentano solo alcuni dei mali che colpiscono le famiglie. La disperazione spinge molte donne verso scelte devastanti, come abbandonare i propri figli o, nei casi peggiori, compiere atti estremi che coinvolgono anche i bambini.
Le statistiche rivelano una realtà che non si limita solo a Mitunguu e Gakaromone ma è un problema strutturale nella Contea di Meru:

– Violenza sessuale: Il 16% delle donne ha subito violenze sessuali, rispetto al 13% della media nazionale.
– Matrimoni infantili: Il 24% delle bambine viene costretto al matrimonio precoce, rispetto al 15% della media nazionale.
– Mutilazioni genitali femminili (FGM): Il 19% delle donne è stata sottoposta a FGM, contro il 15% a livello nazionale.
– Violenze fisiche: Il 36% delle donne è vittima di abusi fisici, superando la media nazionale del 34%.
– Questi dati raccontano un ambiente segnato da tradizioni oppressive e da una mancanza cronica di risorse e protezione legale.

“Nulla è gratis”: la filosofia di sopravvivenza del Kenya.
Un detto che si sente spesso in Kenya è “Nulla è gratis”, un’affermazione che rispecchia la dura realtà della vita quotidiana. In contrapposizione al più noto “Hakuna Matata” del cartone Disney, questa frase descrive un’esistenza in cui ogni piccolo traguardo richiede enormi sacrifici, spesso a costo della dignità, della sicurezza e, in alcuni casi, della vita stessa.
Le donne, nel tentativo di sfuggire alla povertà, si trovano intrappolate in relazioni tossiche nella speranza di stabilità economica o costrette a ricorrere a mezzi estremi come la prostituzione. La mancanza di supporto adeguato le porta spesso verso l’abuso di alcol e droghe, alimentando un circolo vizioso che lascia i loro figli privati di un futuro sicuro e dignitoso.
In questo scenario di disperazione, si intravede una luce di speranza. È in corso la realizzazione di un documentario del regista Massimo Gabbani, che punta a raccontare la storia di queste donne e dei loro figli, con l’obiettivo di avviare un progetto di sostegno concreto.
L’iniziativa mira a creare una rete di supporto legale, psicologico ed economico per le donne e i bambini di Mitunguu e Gakaromone. La visione è quella di fornire opportunità di formazione e lavoro, insieme a spazi sicuri dove le vittime possano ricostruire le loro vite.
Una figura centrale in questa lotta è Padre Francis, un prete locale che lavora instancabilmente per alleviare la sofferenza della sua comunità. Con l’aiuto di un orfanotrofio sostenuto da un’associazione italiana,melamango ODV, offre rifugio temporaneo e percorsi di rinascita a donne e bambini in difficoltà. La sua opera rappresenta un simbolo di resilienza e speranza, dimostrando che, anche nelle condizioni più difficili, è possibile fare la differenza.
Il cammino verso il cambiamento è lungo e complesso, ma non impossibile. La realizzazione del documentario e i progetti di supporto che ne seguiranno rappresentano un passo fondamentale per trasformare il detto “Nulla è gratis” in una promessa di rinascita.
Questo è un appello a tutti: governi, organizzazioni e individui. Solo con un’azione coordinata e un impegno globale sarà possibile spezzare il ciclo della povertà e dell’abuso, costruendo una realtà in cui ogni donna e ogni bambino possa avere una seconda possibilità.
La crisi di Mitunguu e Gakaromone è il simbolo di un problema più grande, ma anche la testimonianza che con solidarietà e determinazione si può cambiare il futuro. Il momento di agire è adesso.