1952-2022: dalla Comunità Europea di Difesa alla “bussola strategica”

di Valerio Pieraccini

Riuscire a trovare spiragli di luce nella più grande crisi umanitaria in Europa dal Secondo dopoguerra è sicuramente arduo, ma il fatto che il fronte occidentale sia compatto nella risposta all’aggressione all’Ucraina rappresenta sicuramente un dato positivo. Ed ecco che l’idea di integrare la difesa dell’Europa torna a farsi sempre più cogente: un progetto che già settant’anni fa era balenato nelle menti dei leader dell’Europa di allora.
La Comunità Europea di Difesa era infatti un illuminante disegno volto a costruire un esercito europeo di difesa pensato per far fronte alle sfide del secondo dopoguerra nell’alveo della divisione del terreno europeo in due blocchi tra occidente ed oriente. In tal senso, la posizione della Germania rappresentava quella di vero e proprio spartiacque nell’avanzata in Europa dell’Unione Sovietica, considerando ciò che stava accadendo tra Indocina ed Estremo Oriente.
Così, per non far sì che la Germania divenisse una “nuova Corea” tra Occidente e Unione Sovietica, ecco che nel luglio del 1950 il segretario di Stato americano Dean Acheson sottopose al presidente Harry Truman l’ipotesi di una partecipazione tedesca in una posizione chiave del sistema europeo di difesa e l’incontro si concluse con un accordo sull’opportunità d’inserire contingenti militari tedeschi o in un esercito europeo o in un esercito atlantico con comando integrato. Le trattative sembravano proseguire al meglio e, dopo una serie di riflessioni – anche al fine di dare una risposta alle preoccupazioni francesi circa un riarmo tedesco -, ecco che René Pleven ipotizzò la creazione di un esercito europeo in 6 divisioni sotto la guida della NATO e diretto da un ministro Europeo della Difesa. Ogni Stato della CED avrebbe dovuto cedere una parte del proprio contingente armato (e della sovranità nazionale, ndr) devolvendolo al nascente esercito europeo di difesa.
Il piano non fu di facile approvazione, specialmente a causa di dissapori franco-teutonici, ma comunque si pervenne ad una firma condivisa il 27 maggio 1952, cui seguì l’istituzione anche della CECA da parte degli stessi 6 membri firmatari (Italia, Francia, Germania Occidentale, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo). Venne, poi, redatto dall’Assemblea allargata della CECA lo statuto della CPE, la Comunità Politica Europea, ossia una base di costituzione federale. Ma la CPE non verrà mai istituita: i governi impegnati nella faccenda non potranno farlo, in quanto vincolati all’accettazione del trattato sulla CED da parte dei rispettivi parlamenti. Francesi ed italiani non approvarono questo trattato, con Roma che rimanderà la presentazione al parlamento fino all’avvento della decisione francese, che fu negativa: l’Assemblea Nazionale francese rigettò il trattato il 30 agosto 1954. Così, la CED non fu mai costituita.
La storia non finisce qui perché, a distanza di 70 anni, ecco che per rispondere alla minaccia russa dopo l’invasione dell’Ucraina si torna a pensare ad una forza di difesa europea. Il 25 marzo 2022 il Parlamento Europeo ha approvato una “bussola strategica” per rafforzare la sicurezza europea entro il 2030. La bussola è costruita su 4 pilastri: azione (dispiegamento rapido fino a 5mila uomini), investimenti (capacità militari), partner e sicurezza (rafforzamento dell’intelligence).
Nel dettaglio, la “bussola” prevede una struttura di dispiegamento rapido fino a 5mila soldati per diverse tipologie di crisi. Inoltre, l’Ue potrà schierare 200 esperti di missioni di Politica di sicurezza e difesa comune (Psdc), pienamente equipaggiati, entro 30 giorni, anche in situazioni maggiormente complesse. Saranno, poi, previste esercitazioni periodiche ed il rafforzamento della mobilità militare. Dal punto di vista della sicurezza l’Ue potenzierà le sue capacità di analisi dell’intelligence, creerà un pacchetto di strumenti e gruppi di risposta contro le minacce ibride.