di Nicola Comparato –
Il 21 maggio 1991 l’India fu scossa da un drammatico attentato: l’ex primo ministro Rajiv Gandhi venne ucciso durante un comizio elettorale a Sriperumbudur, nel Tamil Nadu. Gandhi, a 46 anni, era una delle figure politiche più influenti del paese. L’attentato, un attacco suicida, fu opera delle Tigri Tamil, un gruppo separatista dello Sri Lanka.
Rajiv Gandhi era figlio di Indira Gandhi, prima ministra uccisa il 31 ottobre 1984 dalle sue guardie del corpo sikh, in risposta alla repressione nel Punjab. Rajiv divenne primo ministro subito dopo l’assassinio della madre. La famiglia Gandhi, nonostante il nome, non è imparentata con il Mahatma Gandhi. Il cognome derivava dal marito di Indira, Feroze Gandhi (originariamente Ghandy).
Inizialmente lontano dalla politica, Rajiv si era dedicato all’ingegneria e aveva sposato Sonia Maino, oggi presidente del Partito del Congresso. Entrò in politica nel 1980, dopo la morte del fratello Sanjay in un incidente aereo. Dopo l’assassinio di Indira, Rajiv vinse le elezioni del 1984, rafforzando il controllo del Partito del Congresso.
Rajiv Gandhi tentò di modernizzare l’economia indiana, promuovendo la liberalizzazione economica. Tuttavia, il suo governo fu travolto dallo scandalo Bofors, in cui l’azienda svedese fu accusata di aver pagato tangenti per un contratto militare. Il coinvolgimento di Ottavio Quattrocchi, vicino alla famiglia Gandhi, danneggiò gravemente la reputazione di Rajiv, costandogli le elezioni del 1989, vinte da Vishwanath Pratap Singh.
Nel 1991, durante la campagna elettorale, Rajiv si trovava a Sriperumbudur. Il 21 maggio, una giovane donna si avvicinò a lui e fece esplodere una cintura esplosiva. Gandhi, l’attentatrice e altre 14 persone morirono. L’attentatrice era Thenmozhi Rajaratnam, una diciassettenne dello Sri Lanka.
L’omicidio fu orchestrato da Velupillai Prabhakaran, leader delle Tigri Tamil, in risposta alla promessa di Gandhi di reinviare l’Indian Peace Keeping Force (IPKF) in Sri Lanka per combattere i separatisti Tamil. L’IPKF era stato ritirato nel 1989 dal primo ministro Singh, dopo un accordo iniziale tra Gandhi e il governo singalese.
26 persone furono accusate di complicità nell’attentato. Quattro furono condannate a morte, le altre incarcerate. Nel 2000 la vedova di Rajiv, Sonia Gandhi, ottenne la commutazione della pena di morte per Nalini Sriharan, una dei condannati, che aveva partorito in carcere. Nel 2014 le condanne a morte degli altri tre imputati furono convertite in ergastolo.
Dopo anni di conflitto, la guerra civile nello Sri Lanka è terminata. Grazie agli sforzi diplomatici e militari, il governo dello Sri Lanka è riuscito a sconfiggere le Tigri Tamil nel 2009. Da allora, il paese ha lavorato per la riconciliazione e la riparazione dei danni causati dal lungo conflitto. Tuttavia, le Tigri Tamil non sono scomparse completamente: alcune fazioni hanno abbandonato la lotta armata e si sono impegnate nel processo politico, mentre altre rimangono attive, seppur in modo limitato, mantenendo viva la loro causa separatista.