Austria. Kurz, ‘se la Turchia fa il referendum sulla pena di morte da noi i turchi non voteranno’

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Dopo la Germania anche l’Austria non accetterà che sul suo territorio i cittadini turchi lì residenti possano votare al referendum sul ripristino della pena di morte in Turchia, annunciato ma non ancora indetto da Recep Tayyp Erdogan.
Lo ha reso noto il ministro degli Esteri austriaco Sebastian Kurz alla luce dell’esito del referendum in senso presidenzialista tenutosi in Turchia il 16 aprile, il quale ha accentrato in modo disequilibrato i poteri sulla figura di Erdogan.
Con la riforma approvata il presidente nominerà quattro dei tredici membri del Consiglio superiore dei giudici e dei pubblici ministeri, ma anche il ministro della Giustizia e il suo segretario di Stato, che a loro volta comandano l’organo che nomina giudici e pubblici ministeri.
Il primo ministro sparirà, in quanto sarà scelto direttamente dal presidente e si chiamerà segretario di Stato, mentre il parlamento potrà essere sciolto in ogni momento dal capo dello Stato, cioè sempre lui, Erdogan. Il quale potrà ora ricandidarsi ed essere a capo del paese fino al 2029, che potrebbe diventare il 2034 se il parlamento dovesse essere sciolto prima della fine della legislatura.
Il referendum è stato vinto in modo risicato con il 51,41% delle preferenze e cioè 1.300mila voti, ma da più parte sono stati denunciati brogli e sono state individuate ben 2.500mila schede non timbrate.
Proprio dall’Unione Europea, ed in particolare dalla Germania e dall’Austria, è giunto il maggior sostegno a Erdogan dei turchi residenti all’estero, per cui il timore è che proprio grazie al loro supporto possa essere approvata la pena di morte.
Kurz ha così annunciato che “In caso di referendum sulla reintegrazione della pena di morte in Turchia, l’Austria rifiuterà di svolgerlo sul suo territorio. Legalmente questa possibilità è prevista dal diritto internazionale, il che consente allo Stato di rifiutare di tenere un referendum straniero sul suo territorio sulla base della sovranità territoriale”.
L’intesa sui migranti prevede fra i vari punti il pagamento da parte dell’Unione Europea di 3 miliardi di euro (250 milioni la parte dell’Italia), ma anche l’abolizione dei visti per i cittadini turchi (10mila foreign fighters turchi potrebbero rientrare nel loro paese) e il riavvio dei processi di adesione.
Da più parti tuttavia viene respinta l’ipotesi dell’entrata nella Casa comune della Turchia, e già il ministro degli Esteri del Belgio Didier Reynders ha dichiarato che il ripristino della pena di morte comporterebbe la fine dei negoziati di adesione della Turchia all’Unione Europea.