Germania. Arriva l’“Obergrenze”, il tetto per il numero dei rifugiati

di C. Alessandro Mauceri

Nuovo cambio di rotta del governo tedesco sul tema rifugiati, mentre dei migranti non parla nessuno.
Nel 2001 la Germania ha votato a favore della direttiva Direttiva 2001/55/CE dell’Unione Europea, che prevedeva il ricollocamento degli “sfollati”. Poi, ha più volte promesso di consentire il ricollocamento dei rifugiati dall’Italia e dalla Grecia. Tuttavia, secondo i dati diffusi da Amnesty International (aggiornati al 2017), da questi due paesi la Germania ha accolto meno della metà dei rifugiati che aveva promesso di accogliere (13.250 su 27.536).
Dopo la scelta di non accogliere nessuno, poi di accoglierne alcuni scelti ad hoc, quindi di rispedire quelli già in Germania nel paese di prima accoglienza (la Grecia), il governo della cancelliera Angela Merkel vuole adottare una nuova strategia: accoglierne 200mila l’anno. Ma non senza difficoltà.
L’ “Obergrenze”, il “tetto” al numero di rifugiati da accettare, è il risultato di un difficile (e ancora non del tutto certo) compromesso tra i partiti della coalizione di governo, la CDU, ovvero il partito della cancelliera, e gli alleati della CSU, il partito gemello della CDU in Baviera. Ad inizio anno era stato Horst Seehofer, capo della CSU, a chiedere l’introduzione dell’Obergrenze. Una richiesta che avrebbe violato le norme internazionali e molti accordi sottoscritti. Solo dopo la promessa della Merkel di rendere più severi i criteri per il riconoscimento dello status di rifugiato e di aumentare il numero di espulsioni per chi avesse avuto negato il permesso, la situazione si è tranquillizzata.
A riprova che si tratta di un processo in continua evoluzione, la dichiarazione, rilasciata al termine di estenuanti trattative (durate dieci ore), che il limite imposto (“Vogliamo arrivare al risultato che il numero delle persone accolte per ragioni umanitarie non superi le 200mila l’anno”) è “flessibile”, anche se nessuna persona con diritto allo status di rifugiato sarà respinta al confine tedesco e il limite di 200 mila potrà essere alzato in caso di emergenze umanitarie.
“Abbiamo raggiunto una soluzione comune molto buona come base per il negoziato con Verdi e Fdp. Servirà alla coesione dell’Unione a rafforzare la nostra posizione tra i partner della futura coalizione. Un compromesso classico, per garantire un esecutivo stabile”, ha dichiarato il leader bavarese Horst Seehofer. L’accordo prevede non un “tetto massimo” sull’arrivo dei profughi (come richiesto inizialmente), ma un “obiettivo annuale” per limitare i richiedenti-asilo. Ad oggi, tuttavia, l’Obergrenze è e rimane un accordo preliminare tra i partiti della maggioranza. Non è ancora una legge. E tra le due la differenza non è poca.
A fare da ago della bilancia potrebbero essere i Verdi, praticamente indispensabili per consentire alla Merkel di ottenere il quarto mandato di cancelliera. Ma proprio loro (con i liberali) si sono sempre dichiarati a favore di una politica migratoria il più aperta possibile. E l’accordo CDU/CSU è molto lontano da quello che loro ritengono un compromesso accettabile. “L’accordo sui migranti dei cristiano-democratici non ha nulla a che fare con la politica di asilo basata sui diritti umani. Il loro patto non sarà mai l’accordo della coalizione nero-giallo-verde” ha dichiarato la leader parlamentare dei Verdi Katrin Göring-Eckardt. A farle eco il co-segretario Cem Ozdemir: “Sono curioso di vedere come ce lo spiegheranno nel prossimo incontro”.
Il compromesso raggiunto è una mossa strategica che non ha niente a che vedere né con la situazione umanitaria dei rifugiati né con gli accordi presi con gli altri paesi europei. Quella presentata è semplicemente l’ennesimo escamotage politico per cercare di arginare una falla nei problemi della Germania. E, per la Merkel, per restare al potere. Come ha confermato la vice-presidente Marie Agnes Strack-Zimmermann: “È stata gettata finalmente la base per il nuovo governo”.
Molti partiti non sembrano aver gradito l’accordo. “Il nuovo “diritto alla protezione” non è altro che il vecchio limite ai profughi: un chiaro attacco alla legge sull’asilo. Se i Verdi hanno intenzione di negoziare questo compromesso, tengano conto che la protezione dei rifugiati non si scambia con lo sviluppo dell’auto elettrica” ha dichiarato Katja Kipping, leader della Linke. Dello stesso avviso anche il segretario generale della Spd, Hubertus Heil, ora all’opposizione: “La chiusura dei confini serve solo ad aprire la porta dei negoziati di coalizione”.
Intanto, c’è già chi parla di una nuova bozza dell’”Asylpaket” con nuovi centri per migranti meno accoglienti e più coercitivi. Tutte ipotesi, a cominciare dall’Obergrenze, che dovranno passare al vaglio dei partiti: il testo definitivo del programma dovrà essere sottoposto al vaglio degli iscritti ai partiti di coalizione. Un esame che potrebbe riservare sorprese alla Merkel lungo la strada del suo quarto governo.
Sorprese come il nuovo rapporto di Amnesty International “Forced back to danger”, appena pubblicato in Germania, che parla di 118 rifugiati dall’Afghanistan “rimpatriati” grazie alla “Dichiarazione di cooperazione congiunta” tra Berlino e Kabul del 2016. “Nonostante sempre più afgani chiedano protezione nella Repubblica federale, sempre più vengono costretti a lasciare il Paese. Ogni rimpatrio in Afghanistan costituisce una violazione del diritto internazionale: chi torna è costretto ad affrontare rapimenti, torture e morte. A differenza di ciò che sostiene l’Ufficio federale dell’immigrazione non c’è nessuna regione che può essere dichiarata sicura”, ha dichiarato Franziska Vilmar di Amnesty International Deutschland. Che ha chiesto al governo “Dichiari subito che non ci saranno più deportazioni”.
Un avvertimento chiaro rivolto al nuovo governo ma soprattutto ad alcuni partiti come i Verdi.

Vedi anche, “Germania. I rifugiati afgani protestano contro il loro presidente che ne chiedono il rimpatrio”.