Turchia. Khashoggi: Erdogan accusa di premeditazione i sauditi

Ma sulla comunicazione c’è una guerra tra bande che vede coinvolti i Fratelli Musulmani..

di Enrico Oliari

Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan è intervenuto oggi davanti al Parlamento sulla drammatica uccisione del giornalista Jamal Khashoggi, fatto che ha scosso profondamente il mondo arabo e gettato ulteriori ombre sulla monarchia saudita.
Dopo una serie di giravolte e soprattutto a causa delle pressioni dell’opinione pubblica internazionale, l’Arabia Saudita ha ammesso con un ritardo di 17 giorni che il giornalista Jamal Khashoggi, il quale era entrato il 2 ottobre nel consolato saudita di Istanbul per richiedere documenti di divorzio, era rimasto “accidentalmente” ucciso in quanto soffocato per impedirgli di urlare dai 15 agenti segreti mandati in Turchia per interrogarlo.
Una versione alla quale non ha creduto nessuno, anche perché il giornalista aveva lasciato acceso il suo Apple watch (il telefono che registrava lo aveva la compagna fuori dall’edificio) e nella registrazione si sentono le urla mentre gli venivano tagliate le dita e veniva torturato.
Khashoggi era dal 2017 esule negli Usa dove lavorava come editorialista del Washington Post, ed era molto critico nei confronti del principe ereditario Mohamed bin Salman, il quale anche in passato non si è fatto scrupoli nel far arrestare principi e funzionari requisendo loro cifre per svariate centinaia di miliardi di dollari.
Erdogan praticamente in mondovisione ha calcato la mano affermando che “L’omicidio di Jamal Khashoggi è stato attentamente pianificato da giorni prima della sua morte, e sono stati fatti dei sopralluoghi nella foresta di Belgrado e nella zona di Yalova come possibili luoghi di sepoltura del corpo”.
Corpo che sarebbe stato fatto uscire dall’edificio in un borsone, una volta tagliato a pezzi “e “consegnato ad un collaboratore del consolato per farlo sparire”.
Il presidente turco, che così ha inflitto un duro colpo alla nemica Arabia Saudita, ha garantito che “non rimarremo in silenzio, è un nostro
diritto indagare per capire cosa è accaduto”, ed ha precisato che “abbiamo perquisito il consolato dopo aver ottenuto l’approvazione del re saudita”.
Ieri con una lettera congiunta Francia, Germania e Gran Bretagna hanno sottolineato la loro indignazione, e da Berlino è arrivato l’annuncio della sospensione della vendita di armi all’Arabia Saudita.
Di diverso avviso il presidente Usa Donald Trump, per il quale “Non ho dubbi sulla sincerità di re Salman”, “continueremo a portare avanti le nostre indagini” ma non vi sarà la sospensione della vendita di armi.
In un quadro, quello mediorientale, che vede protagonisti in continua competizione l’Arabia Saudita, l’Iran e la Turchia, l’affaire Khashoggi torna utile ad Erdogan per indirizzare il mondo islamico, in particolare i Fratelli Musulmani, contro la contestata monarchia dei Saud. Si noti che la Turchia ha sostenuto e sostiene il Qatar per l’isolamento imposto proprio dai sauditi, il Qatar è il sostenitore numero uno dei Fratelli Musulmani ed in Qatar ha sede la tv panaraba al-Jazeera, la quale sta spingendo molto sul caso del giornalista assassinato.
Quella della comunicazione mediatica appare quindi come una guerra tra bande dove in questa fase è stato messo nel sacco Mohamed bin Salman, ben interpretata da un presidente turco che ha le carceri piene di giornalisti ed oppositori.