A Bruxelles il governo italiano sbatte sul tavolo la Diciotti, ma fallisce. Perché gli sbarchi sono calati dell’80%

Di Maio minaccia di non versare i 20 miliardi all’Ue, ma Moavero Milanesi ricorda che non ci si può sottrarre agli impegni.

di Enrico Oliari

Non porta bene all’Italia fare la voce grossa a Bruxelles sui migranti, nonostante la riunione che si è tenuta oggi era della dozzina di paesi “volenterosi”, cioè disponibili a farsi carico della ridistribuzione di chi arriva sulle coste italiane. La riunione degli sherpa (perlopiù ambasciatori) era stata convocata in modo informale per studiare strategie circa la redistribuzione dei richiedenti asilo e per fare il punto della situazione sulle politiche migratorie e di contrasto all’immigrazione illegale, ed era convocata da tempo, ma il governo italiano ha sbattuto sul tavolo il caso della nave della Guardia costiera Ubaldo Diciotti, ferma da giorni nel porto di Catania, chiedendo la redistribuzione di quelle 150 persone ancora a bordo.
Una prova di forza con tanto di minaccia (più o meno concretizzabile) da parte del vicepremier Luigi Di Maio di non corrispondere più all’Unione Europea gli annuali 20 miliardi di euro, ma tant’è che i tecnici degli altri 11 paesi hanno fatto sapere, dati alla mano, che attualmente il flusso di migranti pro-capite è molto al di sotto di quello in altri Stati membri, per cui non sussiste la necessità di condividere la responsabilità del caso.
L’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, ha infatti stimato che quest’anno la Spagna sta accogliendo il 42 per cento degli sbarchi del Mediterraneo, il doppio della Grecia e sei volte quelli dell’Italia. Ed anche i dati del Viminale vedono un calo dei flussi migratori in Italia rispetto allo scorso anno dell’80 per cento (19.526 arrivi dall’inizio dell’anno), mentre in Spagna sono sbarcati nello stesso periodo 27.577 migranti (8.677 l’anno scorso) in Grecia 17.955 (12.725 del 2017).
Quanto successo oggi a Bruxelles rappresenta quindi uno smacco per il governo gialloverde, ma anche la ventilata ipotesi del vicepremier Matteo Salvini di ridiscutere la missione Sofia, che fa consegnare all’Italia i migranti salvati in mare, rischia di naufragare in quanto necessita dell’unanimità dei Ventotto, ed è difficile che il suo amico Viktor Orban, premier ungherese e capocordata dei Visegrad sulla questione, intervenga per dargli una mano.
Tra l’altro il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi ha incontrano in mattinata alla Farnesina il collega ungherese Peter Szijjarto al quale ha chiesto di accogliere una parte dei migranti della Diciotti, ma ha incassato picche.
Milanesi, che poi di è trasferito a Rimini per la convention di CL, è intervenuto sulla ventilata minaccia di non versare i 20 miliardi di euro a Bruxelles ricordando che “pagare i contributi all’Unione europea è un dovere legale. Ci confronteremo su queste e su altre questioni”.
L’immediato commento del Viminale al nulla di fatto a Bruxelles è stato che “I Paesi europei non hanno avanzato alcuna concreta apertura per risolvere il caso della nave Diciotti. Visto che l’Italia negli ultimi anni ha accolto 700mila cittadini stranieri, la linea del Viminale non cambia. Dalla Diciotti non sbarca nessuno. Su questo fronte il governo è compatto”. Per Salvini è la dimostrazione che l’Europa non esiste, si apprende da fonti del Viminale, secondo le quali è l’ennesima l’ulteriore dimostrazione che l’Europa non esiste.
Esiste invece l’atteggiamento burbero e urlato di un governo, controproducente quando ci si siede ad un tavolo con altri, tant’è che persino il segretario di Stato all’Asilo del Belgio, paese tradizionalmente disposto all’accoglienza, Theo Francken si è girato dall’altra parte e ha fatto sapere che “Non accoglieremo più migranti illegali che partono sui barconi dall’Africa del Nord, perché non è una soluzione”.
Il caso Diciotti rischia insomma di esplodere in mano a Salvini e a Di Maio, e forse è proprio quello che gli sherpa europei volevano.

Matteo Salvini.