A Firenze si incontrano i sindaci e vescovi mediterranei, sottoscritta la Carta ispirata da La Pira e a Mohamed V

di Belkassem Yassine –

Alla presenza del Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella si è concluso ieri l’incontro “Mediterraneo frontiera di pace”, con 60 vescovi provenienti da 20 Paesi e 65 sindaci delle principali città del Mediterraneo, che rappresentano milioni di persone, a Palazzo Vecchio di Firenze. Papa Francesco avrebbe dovuto chiudere l’incontro, durato 5 giorni e promosso dalla Cei e dal sindaco di Firenze Dario Nardella, ma a causa del persistere di un disturbo ad un ginocchio aveva annunciato qualche giorno fa l’impossibilità di essere presente nel capoluogo toscano. 
Nel suo intervento Nardella ha detto che “Il Mediterraneo è la nostra casa e in casa non vogliamo la guerra. Cogliamo la Carta di Firenze, dichiarazione di pace, portarla al Papa ai leader internazionali, ai capi di stato e di governo e alle scuole mediterranee”.
I sindaci mediterranei hanno avuto un intenso confronto attraverso il quale hanno toccato “i punti più critici, le sfide più difficili, gli obiettivi più complessi”, ha aggiunto il primo cittadino fiorentino, e tra i temi si è parlato del mare mare che nella mente si vive come una barriera da attraversare.
All’incontro è stato ricordato il grande spirito del sindaco Giorgio La Pira, che negli anni Cinquanta ha riunito le capitali del mondo in piena Guerra fredda e successivamente ha promosso i dialoghi del Mediterraneo grazie alla storica e protagonista azione di re Mohamed V del Marocco, impegno consistito nel mettere le città come attori della diplomazia per rompere i confini e far capire che è possibile lavorare insieme. Su questa base è stata firmata la Carta di Firenze, che contiene obiettivi chiari e forti del dialogo, dell’educazione, dell’importanza di formare i giovani, della pace, della creazione di un’università del Mediterraneo con tante sedi nelle città, della dignità di tutti gli esseri umani, in primis i migranti, e della necessità di salvare sempre la vita di chi è mosso dalla disperazione, della richiesta di una regola internazionale per tutelare l’ecosistema del Mediterraneo. 
Da ricordare che proprio nel Palazzo Vecchio, sede del comune di Firenze, re Mohamed V fu ricevuto il 29 gennaio 1957 dal sindaco Giorgio La Pira, dai consiglieri comunali e dalle principali personalità della città. In quell’occasione il sultano aveva sottolineato il valore della sua visita sia per l’evoluzione delle relazioni tra il Marocco e la città di Firenze, sia per lo sviluppo delle relazioni tra il Marocco e l’Italia. “Il nuovo Marocco è determinato a dare il suo contributo alla costruzione di un mondo migliore, basato sulla pace, sulla libertà, sulla giustizia… intende mantenere relazioni amichevoli con tutti i popoli che sono guidati dallo stesso ideale”, aveva detto Mohamed V.
Era chiaro che gli sforzi del sultano per promuovere una maggiore collaborazione economica con l’Italia facevano parte di un piano più complesso, e di contenuti sia politici sia economici, che dovevano portare alla nascita di quella “Comunità Mediterranea” proposta da Rabat, che avrebbe dovuto essere estesa in tutti gli ambiti. Non è un caso che il Marocco, il sultano Mohamed V e l’università al-Qarawiyyin siano stati citati diverse volte nel convegno Mediterraneo a Firenze. 
Dalla parte sua il presidente della CEI, cardinale Gualtiero Bassetti, ha affermato in questa occasione la necessità di “Non costruire muri, ma ponti”. 
In merito alle terribili notizie provenienti dall’Ucraina alla possibile tragedia di una ingiusta e inutile guerra, la Carta di Firenze spera che “inizino immediatamente i negoziati per ristabilire la pace”. 
Soddisfatto dell’andamento del Forum dei sindaci mediterranei e della Carta di Firenze, di cui ha partecipato alla stesura, Abdeslam El Bakkali, neoeletto sindaco della città marocchina Fez e gemellata con Firenze dagli anni Sessanta: ha sottolineato la necessità del dialogo continuo, della concertazione regolare tra le città del Mediterraneo e soprattutto tra le città gemellate.

La Carta di Firenze.

I Vescovi del Mediterraneo si sono riuniti per la seconda volta, dopo Bari, a Firenze raccogliendo l’ispirazione e il coraggio di La Pira nell’operare per la pace e l’unità dei popoli. I Sindaci del Mediterraneo, invitati dal Sindaco di Firenze dott. Nardella, hanno voluto radunarsi contemporaneamente a Firenze, anch’essi ispirandosi alle iniziative del Sindaco La Pira, per studiare e lavorare per la pace, la giustizia e la convivenza fraterna nelle loro città.

Incontrandosi insieme alla fine dei rispettivi lavori, i Vescovi e i Sindaci hanno constatato i benefici che provengono dall’intensificare le collaborazioni nelle proprie città al fine di preservare la giustizia, rafforzare la fraternità e il rispetto di tutti i cittadini e le comunità culturali e religiose ivi presenti. Da questo proficuo e cordiale incontro, mai prima realizzato, essi hanno insieme convenuto su alcuni ideali e valori ai quali ispirare il futuro cammino, diminuire discriminazioni e violenze e aprire orizzonti di speranza delle giovani generazioni. In questi giorni azioni di guerra si sono verificate contro l’Ucraina. Sentimenti di dolore hanno colto Vescovi e Sindaci, i quali congiuntamente auspicano che la violenza e le armi siano bloccate e siano evitate grandi sofferenze al popolo ucraino e si passi ad un negoziato che ricostruisca la pace.

Auspicando che ulteriori incontri possano aver luogo, i Vescovi cattolici e i Sindaci delle città mediterranee, riuniti a Firenze,

–ispirandosi all’eredità di Giorgio La Pira, l’ex Sindaco di Firenze, che già negli anni Cinquanta promuoveva il dialogo interculturale e interreligioso tra le Città, e in particolare tra le Città del Mediterraneo;

–consapevoli che il Mediterraneo è stato storicamente il crocevia delle culture europee e dell’Asia occidentale, dell’emisfero settentrionale e meridionale e che può ricoprire un ruolo cruciale per la pace e lo sviluppo delle nazioni attraverso la cooperazione tra le sue città e le sue comunità religiose;

–uniti nella convinzione che il Mediterraneo non può e non vuole essere luogo di conflitto tra forze esterne;

–guidati da un’aspirazione condivisa a porre la persona umana al centro dell’agenda internazionale perseguendo la pace, proteggendo il pianeta, garantendo prosperità, promuovendo il rispetto e la dignità dei diritti fondamentali di ogni individuo, anche attraverso la promozione di obiettivi di sviluppo sostenibile e l’accordo di Parigi sul clima;

–consapevoli delle numerose sfide che l’area mediterranea deve affrontare, come il cambiamento climatico, i flussi migratori, i conflitti e la povertà;

–convinti pertanto che valorizzare e promuovere il ruolo delle città e il dialogo tra le sue comunità civiche e religiose offra un contributo essenziale a queste sfide;

riconoscono

–la diversità del patrimonio e delle tradizioni dell’area mediterranea come patrimonio condiviso per tutta l’umanità. Tutti i valori naturali, ambientali, culturali, linguistici e religiosi del Mediterraneo, materiali e immateriali, sono visti come fonti di dialogo e unità tra i nostri popoli e dovrebbero essere protetti e trasmessi alle generazioni presenti e future;

–l’importanza di un impegno educativo che parta dai bisogni primari, comuni a tutti gli esseri umani, e che possa guidare i giovani nel cammino che conduce al desiderio del bene, dell’amore, della giustizia e della libertà;

–la necessità di sviluppare maggiori opportunità di dialogo e di incontro costruttivo tra le diverse tradizioni culturali e religiose presenti nelle nostre comunità, al fine di rafforzare i legami di fraternità che esistono nella nostra regione;

–l’importanza di creare programmi universitari comuni, al fine di introdurre i giovani di tutta la regione mediterranea ad una migliore conoscenza rispettosa delle tradizioni e delle particolarità culturali di ogni Paese;

–il ruolo chiave della diplomazia a livello urbano nella promozione di uno sviluppo umano integrale e sostenibile basato sul rispetto della dignità e dei diritti fondamentali di ogni essere umano;

–l’importanza fondamentale del riconoscimento di un diritto universale alla salute e alla protezione sociale nell’area del Mediterraneo, in particolare a seguito della pandemia da COVID 19, e il ruolo centrale che la cooperazione a livello di città potrebbe svolgere nella lotta alla malattia;

–la necessità di implementare, quanto prima, soluzioni integrate per evitare cambiamenti climatici catastrofici. Il momento di agire è ora, al fine di preservare la qualità della vita per le generazioni a venire e conseguire un approccio ecologico integrale;

–l’opportunità di promuovere una vera trasformazione della società finalizzata all’instaurazione di una cultura della sostenibilità sociale, anche attraverso nuove forme di cooperazione tra decisori politici, scienziati, leader spirituali e culturali e leader del commercio;

–l’importanza di promuovere opportunità di lavoro di qualità per le categorie svantaggiate, giovani e donne, e di favorire lo sviluppo economico e sociale dei paesi di origine dei migranti, anche attraverso programmi di cooperazione, volti in particolare alla tutela dell’infanzia;

–le politiche migratorie nel Mediterraneo e alle frontiere devono sempre rispettare i diritti umani fondamentali.

–la forte connessione esistente tra flussi migratori e cambiamento climatico, che colpisce in maniera accentuata il Mar Mediterraneo: fenomeni come la desertificazione, la deforestazione, il degrado del suolo stanno potenzialmente esponendo miliardi di persone a spostamenti di massa e migrazioni;

–l’importanza del rafforzamento delle relazioni interculturali e interreligiose, al fine di raggiungere un livello più elevato di comprensione reciproca tra individui di diversa origine, lingua, cultura e credo religioso;

e, mentre si impegnano a promuovere progetti concreti di inclusione culturale, religiosa, sociale ed economica,

invocano

– che i Governi di tutti i paesi mediterranei stabiliscano una consultazione regolare con i Sindaci, con tutti i competenti rappresentanti delle comunità religiose, degli enti locali, delle istituzioni culturali, delle università e della società civile sulle questioni discusse in questa Conferenza. Le città rivendicano il loro diritto a partecipare alle decisioni che influiscono sul loro futuro;

–Governi, Sindaci e Rappresentanti delle comunità religiose a promuovere programmi educativi a tutti i livelli: un cammino che integri gli approcci antropologici, comunicativi, culturali, economici, politici, generazionali, interreligiosi, pedagogici e sociali per realizzare una nuova solidarietà universale e una società più accogliente;

– Governi, Sindaci e Rappresentanti delle comunità religiose a promuovere iniziative condivise per il rafforzamento della fraternità e della libertà religiosa nelle città, per la difesa della dignità umana dei migranti e per il progresso della pace in tutti i paesi del Mediterraneo;

– Sindaci e Rappresentanti delle comunità religiose, a dialogare e mobilitare risorse per uno sviluppo sociale ed economico sostenibile a favore della cooperazione internazionale, del dialogo interculturale e interreligioso, del rispetto di ogni individuo attraverso una più equa condivisione delle risorse economiche e naturali;

– Sindaci a discutere ed esplorare ciò che idealmente tiene insieme oggi una società civile e come i contesti contemporanei integrano tradizioni religiose ed espressioni culturali;

– Rappresentanti delle comunità religiose, a esplorare come possano interagire tra loro e con i rappresentanti dei governi municipali e dei leader civici al fine di comprendere le cause e le ragioni della violenza e, quindi, lavorare insieme per eliminarla;

– che i Governi adottino regole certe e condivise per proteggere l’ecosistema mediterraneo al fine di promuovere una cultura circolare del Mediterraneo in armonia con la natura e con la nostra storia.