di Giuseppe Gagliano –
La Russia sta procedendo con l’attuazione dei piani per la costruzione di una base navale a Ochamchire, in Abkhazia, cosa che rappresenta un tassello fondamentale nella ristrutturazione della postura strategica di Mosca nel Mar Nero. Lungi dall’essere una semplice infrastruttura di supporto, la base si inserisce in una più ampia strategia di consolidamento della presenza russa nel quadrante meridionale della regione, riducendo la vulnerabilità della Flotta del Mar Nero agli attacchi ucraini.
Dal punto di vista geopolitico questa mossa ha diverse implicazioni. L’Abkhazia è riconosciuta internazionalmente come territorio georgiano, ma dal 1992 si comporta come uno Stato satellite russo. L’apertura di una base navale russa in un’area contestata, dunque, ha due effetti principali: da un lato, rafforza l’influenza russa nel Caucaso meridionale, segnalando a Tbilisi che ogni tentativo di riavvicinamento all’Occidente comporta costi elevati; dall’altro, complica ulteriormente i calcoli strategici della NATO, che deve ora considerare una nuova postazione militare russa stabile e difficilmente attaccabile rispetto alle strutture di Sebastopoli, ormai costantemente nel mirino ucraino.
L’evoluzione della guerra in Ucraina ha mostrato come il dominio del Mar Nero sia cruciale non solo per la logistica militare russa, ma anche per il commercio energetico e alimentare. Con la perdita di parte della capacità operativa a Sebastopoli, il Cremlino ha dovuto rivedere la sua strategia marittima. Ochamchire offre vantaggi evidenti:
– Distanza dal fronte: a oltre 700 km dal territorio ucraino, la base è meno esposta agli attacchi con missili Storm Shadow o ATACMS.
– Profondità strategica: permette alla flotta russa di operare con maggiore flessibilità, riducendo il rischio di perdere altre navi nelle acque più vicine ai conflitti.
– Punto d’appoggio alternativo: una capacità di reazione più ampia, utile anche in caso di un conflitto più ampio che coinvolga altri attori regionali.
L’aspetto più insidioso riguarda la possibile escalation tra Russia e Georgia. Se l’Ucraina decidesse di colpire le navi russe stanziate a Ochamchire, Tbilisi si troverebbe in una posizione estremamente scomoda. Da un lato, la Georgia non riconosce l’occupazione russa dell’Abkhazia e potrebbe interpretare l’attacco come una violazione della propria sovranità. Dall’altro, il governo georgiano è storicamente prudente nei confronti di Mosca e ha evitato qualsiasi mossa che potesse trasformare il paese in un nuovo teatro di guerra.
Il peso della decisione, tuttavia, non sarà solo militare ma anche economico. Il Corridoio Centrale, che attraversa la Georgia e collega l’Asia all’Europa, è diventato una delle vie commerciali più importanti dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Un coinvolgimento diretto della Georgia nel conflitto potrebbe minacciare questa arteria vitale e aumentare l’isolamento economico del paese.
La nuova base russa si inserisce in un contesto più ampio di pressione strategica. Mosca sta inviando un chiaro messaggio: nonostante le difficoltà sul campo di battaglia, ha ancora la capacità di espandere la sua influenza militare e consolidare posizioni chiave. La risposta occidentale, per ora, si limita ad aumentare la spesa militare, come suggerito dal nuovo segretario generale della NATO Mark Rutte, il quale ha avvertito che l’Europa deve prepararsi alla guerra per evitarla.
Non è un caso che Berlino sia stata il principale destinatario delle pressioni. Con una delle economie più forti d’Europa, la Germania è chiamata a investire di più nella difesa, soprattutto considerando che il 50% della produzione militare russa è già destinata a essere stoccata per eventuali conflitti futuri con i Baltici, la Polonia o la Moldavia.