Abkhazia. Proteste e scontri, assalito il quartier generale dell’amministrazione presidenziale

di Giuliano Bifolchi * –

Tempi duri per l’attuale presidente della Repubblica di Abkhazia Raul Khajimba che, a seguito della sua rielezione lo scorso 8 settembre 2019 avvenuta secondo molti in maniera irregolare, deve affrontare un forte movimento di protesta che mette in dubbio la sua autorità.
È di ieri infatti la notizia che un gruppo nutrito di manifestanti (circa 500-800 secondo le fonti locali) ha preso d’assalto il palazzo dell’amministrazione presidenziale riuscendo a entrarvi rompendo porte e finestre e chiedendo le dimissioni di Khajimba. A supportare questo movimento di protesta anche il partito di opposizione Aytaira che vede nelle dimissioni dell’attuale presidente abcaso l’unica soluzione per evitare un peggioramento della situazione interna.
L’ufficio stampa del presidente abcaso ha dichiarato che al momento della protesta Khajimba non si trovava all’interno dello stabile. L’amministrazione presidenziale ha inoltre comunicato che tale evento può essere interpretato come un tentativo di colpo di stato e che quindi il presidente abcaso ha ordinato alle forze di polizia e militari di aumentare il livello di sicurezza e, qualora necessario, Khajimba ha manifestato la possibilità di imporre lo ‘stato di emergenza’ all’interno del paese.
Video pubblicati dalla redazione russa di Sputnik ritraggono un numeroso gruppo di manifestanti accerchiare l’ingresso del palazzo ed entrarvi dopo aver rotto finestre e porte riuscendo in parte ad arginare il tentativo di sbarramento della sicurezza locale. Secondo quanto riportato dall’agenzia stampa russa TASS, alcune dozzine di persone sono riuscite a penetrare all’interno del palazzo anche se, facendo fede alle dichiarazioni rilasciate da Akhra Avidzba, uno degli organizzatori della protesta, l’occupazione dello stabile è avvenuta in maniera pacifica e civile e in seguito ogni persona che ha preso parte a tale azione si autotasserà per riparare i danni provocati.
Alkhas Kvitsinia, candidato alle ultime elezioni presidenziali che ha perso contro Khajimba soltanto per 1,22% di voti in meno, ha confermato al portale di informazione Kavkaz Uzel che tra i manifestanti si sono registrati tre feriti a seguito degli scontri con la polizia, parole che sono state prima smentite dalle dichiarazioni del ministro della Salute che inizialmente aveva negato la presenza di feriti sul posto per poi rilasciare una nota in merito all’erogazione di aiuti medici nell’area dove si trovata lo stabile.
Le motivazioni per tale protesta sono varie: alcuni vedono nella rielezione del presidente Khajimba la causa che ha generato l’assalto al palazzo anche se ulteriori fonti parlano di una ritorsione a seguito di una sparatoria in centro città che ha provocato la morte di due esponenti della criminalità organizzata locale e una cameriera eseguita da parte di un commando del quale, presumibilmente, faceva parte anche una guardia del corpo di Khajimba stesso.
L’Abkhazia è divenuta una repubblica de facto indipendente dalla Georgia a seguito del conflitto russo-georgiano dell’agosto del 2008 che ha decretato anche l’indipendenza dell’Ossezia del Sud. Entrambe le repubbliche, però, hanno avuto il riconoscimento internazionale soltanto dalla Federazione Russa e da alcuni paesi come il Venezuela alleati del Cremlino. Di fatti, l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud sono due entità statali che dipendono dai finanziamenti erogati dal Cremlino, perché, mancando un riconoscimento internazionale, non riescono ad avere accordi commerciali e una diplomazia estera ad ampio respiro. Per il governo georgiano di Tbilisi sia l’Abkhazia che l’Ossezia del Sud fanno parte del proprio territorio sovrano motivo per cui le relazioni con Mosca hanno portato al conflitto del 2008 e ad una crisi diplomatica che persiste ancora oggi.

* Giuliano Bifolchi. Analista geopolitico specializzato nel settore sicurezza, conflitti, e relazioni internazionali. Dottore in Storia dei Paesi Islamici, laureato in Scienze Storiche presso l’Università Tor Vergata di Roma, ha conseguito un Master in Peacebuilding Management e Relazioni Internazionali presso l’Università Pontificia San Bonaventura ‘Seraphicum’ specializzandosi in Open Source Intelligence (OSINT) applicata al fenomeno del terrorismo nella regione mediorientale e nello spazio post-sovietico.