Accordi, referendum, europee per eletti effimeri: è il marasma britannico. E trema la poltrona di May

di Elisabetta Corsi

Theresa May si trova sempre più sotto il fuoco dei nemici che non aspettano altro di sapere la data delle sue dimissioni, e nel frattempo viene annunciata la non pubblicazione domani del disegno di legge di recesso dall’Unione Europea. Il rischio è tuttavia che non venga del tutto presentato in Parlamento. In ogni caso non sarà portata alla Camera ne’ dibattuta prima dell’inizio di giugno, per cui la data presunta è quella del prossimo venerdì 7 rimane solo indicativa e niente è ancora stato confermato.
In questa legge sarà presente una clausola che permetterà ai membri della Camera dei Comuni di votare per un secondo referendum, sebbene Theresa May si sia sempre dimostrata contraria a questa ipotesi. Per la premier queste concessioni sono l’unica possibilità che le rimane per poter ottenere la tanto agognata approvazione dal Parlamento. Per farla breve, per avere un nuovo referendum i parlamentari sono obbligati a votare un nuovo accordo. Inoltre la premier ha inserito nel testo diverse richieste dei laburisti, dall’ampliamento di un legame doganale con l’Unione Europea, al mantenimento degli standard europei di tutela dei lavoratori e dell’ambiente. Il governo avrà l’obbligo di creare un’alternativa legale al Backstop entro dicembre 2020.
Secondo Corbyn è difficile che il progetto verrà approvato in quanto si tratta solo di una rimasticatura di quanto già ampiamento discusso, quindi non basteranno neanche le concessioni di May a darle una mano.
Secondo Itv, la May avrebbe fatto sapere che a partire da lunedì 10 giugno inizierà a pensare al suo futuro successore a Downing Street. In ogni caso sarà ancora in carica per la visita di stato del presidente Usa Donald Trump, prevista dal 3 al 5 giugno.
La leader dei Comuni, Andrea Leadsom, ha lasciato il gabinetto e rassegnato le dimissioni, un altro tassello importante del governo May che se ne va, ed è il trentaseiesimo ministro che non si riconosce più nel suo primo ministro e nella sua politica. La Leadsom non crede che questo progetto di legge può ridare una vera sovranità al Regno Unito e che in sostanza gli argomenti proposti sono sempre i medesimi, non vi è un cambiamento significato dei contenuti. E’ previsto un rimpasto all’interno del governo, il sottosegretario ai trasporti Jesse Norman sarà sostituito da Michael Ellis, proveniente dal ministero della Cultura, e lì come nuova sottosegretaria alla Cultura vi sarà Rebecca Pow, deputata fedelissima della premier anche in queste ore, forse le più difficili del premierato.
Oggi è anche la giornata del voto per le europee, le urne sono aperte in tutto il Regno Unito fino alle 22 per l’elezione di 73 rappresentanti al Parlamento Europeo. Il favorito è il Brexit Party di Nigel Farage, che è dato al 30% per la sfiducia degli elettori nei conservatori e nei laburisti, ormai troppo in guerra tra di loro. Gli elettori britannici immigrati, in particolare tedeschi e italiani ma anche olandesi, si sono trovati a veder negato il loro diritto al voto per errori dei consigli locali. Alle urne hanno trovato il loro nome barrato e si sono visti negare la possibilità di votare. In alcuni casi la non possibilità per i cittadini di votare è stata causata dal ritardo nella stampa e nell’invio delle lettere per il voto.
Europee che però vedranno eletti dalla carica effimera, dal momento che difficilmente siederanno nell’Europarlamento.