Il leader dei Fratelli Musulmani Mohamed el Beltagy: “Affronteremo il ferro e il fuoco a petto nudo”

di Saber Yakoubi –

El-Beltagy grandeIl colpo di stato in Egitto non solo ha fatto cadere il primo presidente democraticamente eletto, ma ha anche compromesso il processo evolutivo dei vai paesi coinvolti dalla Primavera araba;  contestualmente, la mancanza di una forte condanna da parte della comunità internazionale ha contribuito a non porre fine al bagno di sangue che ha invaso le strade del paese nordafricano ed oggi sembra che l’Egitto abbia imboccato il punto di non ritorno verso quello che viene definito dagli osservatore come il “terreno sconosciuto”.
Dopo il 3 luglio, giorno del golpe, è ripartito in Egitto il metodo di produrre informazione come era ai tempi di Mubarak, dove si sentiva solo una campana e dove non vi era spazio per chi aveva idee diverse da quelle del regime, ed anche oggi è divenuto impossibile conoscere il pensiero che è girato sui social network.
Nel giorno in cui a Bruxelles i ministri degli Esteri dei Ventotto si incontrano per vedere quale linea tenere con l’Egitto della repressione, Notizie Geopolitiche ha scelto oggi di interloquire con Mohammed El-Beltagy, uno dei leader dei Fratelli Musulmani, presente nella protesta di piazza Rabaa al-Adawiyah e testimone diretto del massacro trasmesso dalle tv di tutto il mondo a esclusione di quelle egiziane, dove la sua unica figlia, Asma, di 17 anni, è stata centrata alla testa ed uccisa da un cecchino, dramma anche questo ripreso dalle telecamere.

Oggi abbiamo scelto di versare il nostro sangue sulla terra d’Egitto per liberarlo da sessant’anni di dittatura militare – ha spiegato El-Beltagy al nostro giornale – poiché il popolo egiziano merita una vita dignitosa e solo lui può scegliere da chi vuole essere governato. Il 3 luglio è la data della più grave negazione della volontà degli egiziani, poiché è stato fatto decadere il primo presidente realmente eletto: per questo motivo noi non ci fermeremo, accresceremo le nostre proteste popolari e pacifiche, affronteremo il ferro ed il fuoco a petto nudo”.

– Tuttavia i media egiziani hanno parlato di una protesta contro Morsi di 30 milioni di persone: non Le sembra che il generale al-Sissi  abbia risposto alla volontà del popolo?
I numeri sono solo una propaganda che noi abbiamo dimostrato essere un’invenzione mediatica studiata per dare legittimità al progetto dei militari, già pianificato da tempo, cosa confermata dal Congresso americano, con la benedizione di Israele”.

– Siete stati comunque invitati al dialogo con il governo di al-Beblawi, cosa che avete rifiutato: non era un’occasione per fermare il bagno di sangue?
Il nostro presidente, Mohammed Morsi, è stato rinchiuso in prigione senza che vi siano accuse contro di lui, come pure il professor Hazem Salah Abou Ismail e Khayret Achater, anche essi candidati alla presidenza, Saad Al Katatni, presidente dell’Assemblea del popolo, cioè del Parlamento, Saad Abou Omara, la lista è lunga… com’è possibile negoziare con chi sì è comportato in questo modo, dopo che tutti i massimi esponenti sono stati gettati in prigione? In realtà volevano spingerci ad uscire nelle piazze, dove la massa di coloro che hanno protestato è cresciuta e dove persino diversi che hanno sostenuto all’inizio il golpe si sono uniti a noi: da qui i massacri, per creare il panico e il terrore, per non ritrovarsi contro tutto l’Egitto. Tuttavia si sono messi una corda intorno al collo”.

– Si parla di un eventuale scioglimento del movimento dei Fratelli Musulmani ed addirittura c’è stato chi ha chiesto di iscrivervi nelle liste delle organizzazioni terroristiche… D’altronde si è parlato del rinvenimento di armi da fuoco e di esplosivi nelle piazze dei sit-in.
Già prima degli attacchi delle Forze di sicurezza e dei militari chi era al governo dava notizia della presenza di armi di ogni genere, ma noi abbiamo continuato a protestare in modo del tutto pacifico, con la presenza delle organizzazioni umanitarie e della stampa di tutto il mondo fra noi e nessuno ha mai avuto prove o ha potuto dimostrare che era vero quanto veniva detto in merito alla presenza di armi. Vi assicuro: quella gente finirà tutta nella spazzatura della storia”.

– Che ne pensa delle dimissioni dell’ex presidente dell’Agenzia atomica e Premio Nobel Mohammed el-Baradei dalla carica di vicepresidente, come pure del presidente Adli Mansour?
el-Baradei ha le sue colpe: è l’uomo delle dimissioni brevi, dice sempre che il suo ruolo è finito, ma poi ce lo si trova sempre davanti. Il vecchio regime è tornato, Mubarak sarà presto liberato”.

– Lei ha perso la sua unica figlia, uccisa da un proiettile in piazza Rabaa al-Adawiyah: se potesse riportare indietro la lancetta del tempo, rinuncerebbe al suo impegno?
Sono molto addolorato e vivo con un vuoto nel cuore; tuttavia il sangue di mia figlia non è più caro del sangue degli altri caduti. Le pallottole sono state comprate dal popolo per essere protetto, non per essere rispedite al popolo dai cecchini con i colpi al cuore o in testa. I militari dovevano essere alle frontiere, non nelle piazze”.