Afghanistan. Continua l’evacuazione dei civili. Il mullah Baradar giunto a Kabul

di Guido Keller

Continua nella drammaticità l’evacuazione di quanti possono lasciare l’Afghanistan, spesso collaboratori delle forze alleate non respinti ai posti di blocco istituiti dai talebani. Le scene che si vedono sono drammatiche, ovunque regna la paura e circolano notizie secondo cui i miliziani andrebbero casa per casa per individuare i collaboratori. Nella capitale Kabul si sentono di tanto in tanto spari, ma vi sono anche manifestazioni di chi protesta contro il regime che si sta per istaurare, anche srotolando una lunga bandiera dell’Afghanistan per contrapporla a quella issata dai talebani, dell’Emirato Islamico. I miliziani hanno sparato uccidendo una dozzina di persone nel tentativo di disperdere un corteo, ma va detto che nel caos vengono passati per le armi sciacalli e ladri che stanno approfittando della situazione.
Sarebbero 10mila gli afgani accalcati all’aeroporto di Kabul nel tentativo di prendere uno dei voli messi a disposizione dalle forze alleate, e nella pressione sarebbero morte tre persone. Il presidente usa Joe Biden ha detto che quello in corso “è uno dei ponti aerei più grandi e difficili della storia, non posso garantirne l’esito”, neppure attraverso l’assistenza che stanno dando ai disperati i 5mila militari statunitensi.
Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha reso noto che “dal giugno scorso, quando con l’operazione Aquila 1 furono portati nel nostro Paese 228 afghani, sono oltre 1.500 i cittadini tratti in salvo, circa mille quelli già giunti in Italia negli ultimi cinque giorni e altri presso l’aeroporto di Kabul in attesa di partire”. I voli con i C130J dell’Aeronautica Militare verso il Kwait e da lì con i KC 767 verso Fiumicino continuano, ma al recente incontro virtuale del G7 la linea è stata quella di aiutare i paesi vicini a farsi carico dell’accoglienza dei profughi, che potrebbero essere moti, per quanto l’alto livello di corruzione e l’inazione del governo fantoccio di Kabul abbia portato molti afgani a parteggiare per i talebani. Non è infatti un caso se diverse province sono state conquistate praticamente senza colpo sparare, con i 350mila militari addestrati dalle forze occidentali che hanno deposto le armi consci non avere il consenso del popolo.
L’emergenza è quindi nelle principali città e a Kabul, dove è appena giunto il mullah Abdul Ghani Baradar, uno dei massimi leader dei talebani, per incontrare i politici, il gruppo afgano di Doha guidato da Abdullah Abdullah e i capi dei talebani “al fine di formare un governo inclusivo”, e si parla del coinvolgimento dell’ex presidente Hamid Karzai, a suo tempo messo da parte per essersi opposto ai bombardamenti indiscriminati degli Usa e per non aver accettato la permanenza sine die dei militari statunitensi. Baradar non incontrerà il presidente Ashraf Ghani, fuggito con altri probabilmente in Tagikistan.
Il leader talebano continua a dare rassicurazioni all’occidente, insiste nel dire che le donne potranno studiare e lavorare per quanto sotto la legge della sharia, che la proprietà privata non sarà toccata e che vi sarà un’amnistia generare, ma già a Herat studenti e studentesse sono stati messi in aule separate.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha precisato che non vi è alcun riconoscimento dei talebani e che non vi sono colloqui in corso, se non per “facilitare l’arrivo delle persone all’aeroporto”. Ha quindi chiesto in conferenza stampa ai paesi che hanno operato in Afghanistan, ”europei e non”, di “mettere a disposizione quote per i reinsediamenti per dare rifugio ai profughi”.