Afghanistan. I talebani chiudono il cerchio e entrano a Kabul. Il presidente Ghani in fuga

Previsto nelle prossime ore il passaggio dei poteri. I talebani affermano di voler ‘rispettare la vita, le proprietà e la dignità di ognuno’. Blinken, ‘non è una nuova Saigong’.

di Mohamed Ben Abdallah

Le notizie che arrivano dall’Afghanistan danno il paese sostanzialmente in mano ai talebani. Dopo il ritiro di Usa e alleati i combattenti hanno conquistato quasi tutti i capoluoghi, ed ora sono a Kabul, dove stanno penetrando nella città senza trovare resistenza. Come stabilito in occasione delle trattative di Doha, i talebani hanno fatto sapere che “verranno rispettate la vita, la dignità e le proprietà di ognuno”, ma dalla capitale afgana è un fuggi fuggi generale con lunghe code di mezzi diretti all’aeroporto. Da quanto si è appreso c’è stato un accordo, che i talebani hanno detto di voler rispettare, che riguarda le donne, ovvero la possibilità di lavorare, studiare e di godere di determinati diritti a patto di portare il velo. Se la cosa si concretizzerà si tratterà di un cambio di passo, dal momento che prima della guerra i talebani non consentivano alle donne di lavorare: evidentemente è interesse dei talebani stessi dare un segnale distensivo alla comunità internazionale. Hanno anche garantito di non voler usare la forza per prendere la capitale, ed al di là di qualche sparo sembra che i talebani penetrino nei vari quartieri indisturbati, in qualche caso salutati nella speranza che venga posto fine ai saccheggi e ai furti in corso ad opera di bande criminali. In questo momento a Kabul vi sono 5mila militari statunitensi per proteggere l’evacuazione del personale diplomatico e dei collaboratori. Le rappresentanze diplomatiche stanno lasciando la capitale ad esclusione di quella russa, ed anche collaboratori ed interpreti dei vari contingenti, tra cui quello italiano, vengono trasferiti nei vari paesi per i quali hanno operato; circa 200 famiglie verranno ospitate in Italia.
Una delegazione di combattenti si è diretta al palazzo presidenziale in vista del passaggio dei poteri, hanno avuto un colloquio con il presidente Ashraf Ghani il quale poi ha lasciato il paese con il vicepresidente, diretti entrambi probabilmente in Tagikistan. Una “fuga” che il capo afgano del gruppo di contatto alle trattative di Doha ed ex ministro degli Esteri Abdullah Abdullah ha definito come “un tradimento”. Il potere, almeno per la fase della cessione ai talebani, dovrebbe passare al ministro dell’Interno Ali Ahman Jalali.
La velocità con cui i talebani hanno preso il controllo del paese ha sorpreso tutti: in pochi tra i militari regolari hanno provato a resistere e a tenere almeno i punti strategici tra cui gli aeroporti militari, nel più dei casi si sono dati alla fuga, anche nei paesi limitrofi. D’altronde Usa e alleati li hanno lasciati a loro stessi dopo vent’anni di guerra e di illusioni, in qualche modo traditi a Doha da trattative dalle quali sono stati esclusi. Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha precisato che quello statunitense è stato un ritiro e non una ritirata, “che gli obiettivi sono stati raggiunti” e che “non si tratta di una nuova Saigon. La realtà appare ben diversa, fatta di pantano dal quale non ci si è potuti rialzare, un conflitto che ha distrutto un paese e ucciso quasi 400mila persone, soprattutto civili, dove a guadagnarci sono stati solo i signori delle armi. Quali siano gli “obiettivi raggiunti” non è chiaro, il presidente Usa Joe Biden parlava dell’uccisione di Osama bin Laden. Un saudita ucciso ad Abbottabad, in Pakistan.