Afghanistan. Trattative Usa – talebani: l’incognita sul futuro delle milizie pagate dalla Cia

di Giuseppe Gagliano

Dopo 18 anni di guerra e mesi di colloqui diretti, gli Stati Uniti intendono attivare un accordo di pace con i talebani che porterebbe al ritiro, seppure non totale, delle truppe statunitensi dall’Afghanistan.
Nonostante il cauto ottimismo espresso da alcuni analisti sul processo di pace in corso a Doha, un report del Watson Institute della Brown University sostiene che l’accordo non porterà ad una vera pace fino a quando non verrà deciso il destino delle milizie afghane regionali pagate e dirette dalla CIA.
Non è chiaro fino a che punto il destino delle milizie sia stato discusso dai negoziatori statunitensi e dei talebani. A luglio Zalmay Khalilzad, il principale negoziatore degli Stati Uniti, ha menzionato il destino delle milizie mentre elencava gli argomenti che dovevano essere inclusi in un accordo generale. Ma gli autori del report sottolineano che il segretario di Stato Mike Pompeo, un tempo direttore della CIA, non lo ha fatto.
Se la questione non viene risolta, sostiene il rapporto, potrebbe portare alla rottura di un cessate-il-fuoco e alla caduta dell’accordo, che a sua volta metterebbe a repentaglio il futuro dell’Afghanistan.
L’uso delle milizie sostenute dalla CIA risale al 2001, quando, in seguito agli attacchi dell’11 settembre la CIA organizzò rapidamente milizie afghane sotto il suo libro paga per rovesciare i talebani.
Inizialmente queste milizie locali erano viste come una soluzione temporanea, ma alla fine sono diventate uno strumento efficace per le operazioni segrete della CIA nel paese, spesso agendo senza che i diplomatici e i gli ufficiali in comando ne fossero a conoscenza.
Il più noto dei gruppi delle milizie è la Khost Protection Force, che opera in modo indipendente da Camp Chapman, situato nella provincia di Khost.
Nel 2010 il giornalista americano Bob Woodward ha scritto che i gruppi paramilitari della CIA erano circa 3mila un numero questo che secondo il New York Times è aumentato in modo rilevante arrivando con la sola Khost Force a 10mila unità.
D’altronde proprio il presidente Donald Trump aveva ulteriormente ampliato il ruolo paramilitare della CIA in Afghanistan usando le milizie locali nelle operazioni di individuazione ed eliminazione degli obiettivi. Parlando a una conferenza sulla sicurezza in Texas nel 2017, Mike Pompeo, allora direttore della CIA di Trump, ha dichiarato che il presidente aveva autorizzato la CIA a “correre rischi” per renderla “più rapida e più aggressiva“.
Come era prevedibile le forze legate alla CIA sono state accusate di numerosi abusi, tra cui il ricorso a esecuzioni sommarie e torture, documentate dal New York Times.
Le operazioni coperte da parte di gruppi paramilitari al soldo dei servizi segreti ci sono sempre state, soprattutto durante la Guerra Fredda, nello scacchiere africano e in quello dell’America Latina, e continueranno probabilmente ad esserci nonostante il ruolo sempre più importante della guerra economica e di quella cibernetica.
Le mistificazioni sulla guerra asimmetrica e tradizionale, sovente presenti nella letteratura accademica sugli studi strategici e sulle relazioni internazionali, sono talvolta fuorvianti: parafrasando Mao, la guerra non è un pranzo di gala né un astratto teorema matematico, come invece vorrebbe la teoria dei giochi, bensì un brutale e spietato atto di violenza, come d’altro canto dimostrano gli studi storici.