Africa. Segni particolari? Brics!

di Tommaso Conte

I futuri risvolti geopolitici ed economici globali ma soprattutto europei che le novità africane provocheranno, meritano un’attenzione mediatica, analitica e storica che per ora sembra essere sottaciuta dai canali di informazione occidentali. Negli ultimi trent’anni non si erano quasi mai verificate svolte e colpi di mano geopolitici di un’importanza tale come quelli attuali. La compagine di stati che riescono ad avvicinarsi al mondo ‘’multipolare’’ proprio della famiglia BRICS sono sempre più e le potenze regionali che riescono a svincolarsi da una forte dipendenza occidentale rendono palese il mal digerito ridimensionamento atlantico nel continente. Se è vero che parecchi stati africani siano tuttora caratterizzati da una condotta geopolitica ed economica “ibrida” nel contesto di scontro occidente-BRICS, è innegabile la supremazia russo-cinese in terra d’Africa. Complessivamente, già il fatto che Egitto, Sud Africa ed Etiopia siano bastioni BRICS lascia immaginare quanto il gruppo multipolare possa influenzare gli stati africani più piccoli. Queste tre potenze africane sono storicamente note per il loro deterrente militare e la loro influenza politica ed economica. Il Sud Africa può contare su una zona di influenza che lambisce Kenya, Repubblica Democratica del Congo e Camerun. La Nigeria, con le sue innumerevoli risorse si accinge ad entrare nei BRICS com’anche il Senegal, paese certamente dominante nel contesto guineano.
Anche l’Algeria, storica alleata di Mosca, è dello stesso avviso. La Repubblica Centrafricana è oggi un vero e proprio avamposto militare russo: nonostante queste ex colonie francesi siano afflitte da innumerevoli conflitti e ribellioni, le intromissioni filo-occidentali vengono in gran parte debellate. Il culmine di queste sconfitte strategiche è stato sicuramente coronato con la costituzione della Confederazione del Sahel, con la quale Mali, Niger e Burkina Faso hanno posto le basi per la distruzione della Françafrique intesa in senso militare, avvenimento che ha spronato i governi del Ciad e della Costa d’Avorio a seguire l’esempio saheliano. Oltre al fatto che altri stati dell’Africa centro-meridionale abbiano mostrato interesse verso i BRICS e che alcuni siano già partner BRICS a tutti gli effetti, va ricordato che altri paesi africani più o meno importanti non sono certamente indirizzati ad applicare politiche vicine all’occidente: il Sudan e l’Eritrea rappresentano forse l’esempio più lampante dello svantaggio strategico occidentale in varie porzioni dello scacchiere africano.
Complessivamente il numero di stati BRICS, pro-BRICS, o quelli più o meno apertamente anti-atlantisti è sicuramente soverchiante rispetto a stati minori che non hanno ancora completamente attuato uno “switch” totale verso la fazione multipolare. Il caso libico è ovviamente cruciale sotto un punto di vista di risorse del sottosuolo. Il governo di Tobruk vede consolidarsi sempre più le presenze russe ed egiziane nei territori sotto il suo controllo, mentre la maggior parte della Tripolitania è de facto un feudo dell’asse di espansione di Ankara. Ad oggi il Marocco e la desertica Repubblica Islamica della Mauritania rappresentano probabilmente il più importante bastione di influenza residuale occidentale in Africa. Tirando le somme, le macroaree economiche e strategiche occidentali sono praticamente scomparse.