Afrin si riconcilia con Damasco. E i russi si interpongono fra i curdi e i turchi

di Angelo Gambella –

Il 25 aprile aerei da combattimento turchi sono entrati nello spazio aereo siriano e in quello iracheno per condurre strike contro postazioni di formazioni curde, prendendo di mira tanto miliziani dell’YPG in Siria che combattenti del PKK e peshmerga in Iraq, provocando vittime e danni materiali. Temendo nuovi strike anche i governativi siriani hanno provveduto ad evacuare alcuni uffici nella zona di Hasaka.
Ufficiali americani hanno poi effettuato una visita alla base curda attaccata nella Siria orientale e il Pentagono ha fatto sapere di considerare una risposta politica al raid dell’alleato turco.
Scambi di colpi di artiglieria sono avvenuti quasi subito lungo il confine turco-siriano, dopo che i miliziani curdi hanno iniziato a rispondere in rappresaglia al raid.
Scontri sono stati segnalati in vari punti del Rojava e hanno messo in allarme anche i curdi del cantone di Afrin, parte del governatorato di Aleppo, nella Siria nord-occidentale.
I consigli militari curdi del cantone di Afrin, temendo imminente un’incursione turca in appoggio ai combattenti filo-turchi stanziati nella fascia tra Azaz e Jarablus, hanno accelerato i colloqui già in corso con gli ufficiali russi della base di Hmeinym sulla costa siriana.
Il 27 aprile, mentre non accennavano a placarsi gli scontri tra le forze armate turche e i combattenti curdi lungo tutto il confine, elicotteri Usa hanno iniziato a sorvolare l’est siriano. I curdi hanno diffuso immagini dell’attacco ad un’installazione radar in territorio turco, che è stata apparentemente distrutta.
Il giorno successivo la polizia militare russa già stanziata ad Aleppo è sembrata muoversi verso Afrin, ed in effetti il 29 aprile si è registrata la presenza di militari russi in pattuglia al confine turco-siriano, mentre allo stesso tempo forze speciali americane sono state fotografate presso il confine nel Rojava orientale.
Di fatto russi ed americani si dividono il compito di scongiurare nuovi scontri fra turchi e curdi.
Il 1 maggio militari russi hanno continuato ad affluire tanto nel cantone curdo di Afrin che presso Manbij, estensione occidentale delle aree liberate dall’alleanza curdo-araba SDF, principalmente composta dai curdi che hanno combattuto a Kobane. La presenza di forze russe a Manbij non rappresenta una novità, poiché già da settimane guardie di frontiera siriane ovvero governative e militari russi si sono posizionati in una sottile fascia di territorio frapposti tra i ribelli filo-turchi di Jarablus e le unità curdo-arabe.
Ma la maggiore attenzione può essere riposta in quel che è accaduto nello stesso giorno nel cantone di Afrin, dove i veicoli militari russi sono stati avvistati in movimento in diversi luoghi lungo il confine. Nel pomeriggio è stato chiaro che i russi hanno preso possesso di edifici e posizioni militari e per la prima volta da anni, con loro, è tornata ad essere issata la bandiera siriana.
La comunità di Afrin nel corso del lungo conflitto siriano ha dimostrato di mantenere rapporti militari ed economici con il governo di bastar al-Assad. Rapporti evidenti al tempo dell’assalto lealista che consentì di congiungere Aleppo all’enclave di Nubbl e Zahra in direzione Afrin. Come palese è stata la collaborazione ad Aleppo tra i lealisti e i combattenti del quartiere curdo di Sheik Maksud fino alla completa liberazione della città quando governativi e curdi si lanciarono in operazioni congiunte nel nord-ovest del capoluogo mantenendo poi posti di blocco congiunti.
La riconciliazione in corso tra le autorità curde di Afrin (al censimento del 2004 aveva una popolazione di 172 mila abitanti) e Damasco passa attraverso la base aerea di Hmeinym e il centro russo per la riconciliazione tra governo ed opposizione. L’ultimo bollettino del centro riferisce che gli accordi sottoscritti con i centri urbani della Repubblica araba siriana sono 1.477, un numero certo interessante, e che negoziati per l’adesione al cessate-il-fuoco con comandanti locali dell’opposizione armata continuano ad Aleppo (evidentemente nell’area curda), a Damasco, Homs, Hama e nella provincia del Golan siriano di Quneitra. I russi riferiscono che sono 143 le formazioni armate che dichiarano di osservare il cessate-il-fuoco del 27 febbraio e che il numero di città e villaggi liberati dalle truppe governative siriane dall’Isis e formazioni armate sono 236.
La riconciliazione in corso tra Afrin e Damasco può rappresentare l’evento maggiore per la risoluzione del conflitto siriano: se i rapporti tra ribelli e curdi dovessero degenerare o l’azione diplomatica russo-iraniano-turca dovesse arenarsi, da Afrin curdi e forze armate siriane potrebbero eventualmente muovere congiuntamente in direzione Idlib.
Nel cantone di Afrin la mappa dei posti di blocco e posizioni congiunte tra russi, curdi e governativi si amplia di ora in ora. Ad Ayn Baqna è segnalato un posto militare congiunto tra esercito arabo siriano e YPG. La bandiera governativa siriana è innalzata a Maranaz molto vicino alla roccaforte ribelle filo turca di Azaz. Curdi e militari siriani stanno realizzando una linea di demarcazione come quella già ricordata di Manbji. Più a nord, a Kafr Janne (Kafjana), al confine turco e non distante dalla stessa Azaz, la posizione di confine interforze comprende polizia militare russa, guardie di frontiera governative e combattenti curdi; le tre forze presidiano congiuntamente l’area. La bandiera siriana con le due stelle è visibile da oltre confine.
Dal lato turco, l’agenzia Anadolu conferma che forze russe sono a Tal Acar nel distretto di Tal Rifaat e pattugliano l’area nelle vicinanze di al-Bab (controllata dai filo-turchi). Un posto di osservazione è stato predisposto su un’altura in una zona chiamata Gazzawia dalla quale controllano la valle di Darat Izza (nella parte provincia di Aleppo in mano ai ribelli). In un altro luogo identificato dai turchi come Rajo, a soli 5 chilometri dal confine sarebbe attiva una base elicotteristica usata congiuntamente da Russia, governativi siriani e le forze dell’YPG.
Con la presenza ad Afrin, l’impegno russo in Siria ha raggiunto il maggior livello di controllo del territorio mentre il trasporto militare tra Russia e Siria via aereo e mare appare molto sostenuto negli ultimi giorni. Intanto, l’agenzia Anha, vicina ai curdi, riferisce che l’esercito turco ha attaccato le unità YPG ben 67 volte nel solo mese di aprile, mentre l’YPG ha risposto 16 volte. La presenza russa ad Afrin dovrebbe d’ora in poi scongiurare scontri tra turchi e curdi, mentre i colloqui di Astana in corso potrebbero sancire la presenza militare russa, turca ed iraniana sul suolo siriano come forza di interposizione tra governativi e ribelli.