Al-Baghdadi suicidato per scampare ai militari Usa

Prima un raid su un villaggio vicino a Idlib, poi si sarebbe fatto saltare per non essere fatto prigioniero.

di Guido Keller

Le autorità turche invitano alla prudenza, ma per il presidente Usa Donald Trump si tratta di un “enorme avvenimento”: il leader dello Stato Islamico, Abu Bakr al-Baghdadi, sarebbe rimasto ucciso in un raid usa, al quale avrebbero collaborato oltre alla Cia le intelligence di Turchia e Iraq, presso il villaggio di Barisha,o situato nella provincia nord occidentale di Idlib, nei territori controllati dai qaedisti di Hayat Tahrir al-Sham, ex al-Nusra.
Il raid aereo avrebbe distrutto la struttura ove si nascondeva al-Baghdadi, ma questi si sarebbe suicidato facendo deflagrare la cintura esplosiva che portava per non farsi prendere dai militari statunitensi che nel frattempo erano intervenuti con gli elicotteri. Morti con lui altri due uomini e tre donne, presumibilmente le mogli.
Nel suo intervento il presidente Usa Donald, che ha detto di aver seguito il blitz “come vedere un film”, ha riferito che al-Baghdadi “E’ morto dopo essere fuggito in un vicolo cieco, piangendo e urlando. Si è fatto saltare in aria e ha ucciso tre dei suoi figli che erano con lui”.
Al momento le indagini sono in corso, sono stati raccolti campioni di Dna per verificare l’uccisione del leader dell’Isis, per cui la prudenza resta d’obbligo, anche perché al-Baghdadi è sembrato avere 7 vite come i gatti. In aprile il Site, organizzazione statunitense diretta da Rita Katz che monitora le attività dei terroristi in rete, aveva intercettato un video di 18 minuti in cui compariva il “Califfo” lanciare un messaggio ai suoi nel quale parla di “intensificare gli attacchi” in Mali e Burkina Faso, fare riferimento alla “caduta dei tiranni in Sudan e Algeria” e plaudire ai “fratelli in Sri Lanka” che “hanno scaldato i cuori dei musulmani”.
Nel video appariva invecchiato e ingrassato rispetto alle immagini del 2014 in cui proclamava dalla moschea di Mosul la nascita dello Stato Islamico, ma già il 23 agosto 2018 aveva stupito il mondo parlando in un messaggio rivolto ai jihadisti ed intitolato “Buone notizie per coloro che hanno pazienza”, mentre bisogna risalire al settembre 2017 per trovare il precedente, cioè a quasi un anno prima, periodo forse usato per guarire dalle ferite di attacchi e bombardamenti messi in atto verso la sua persona.
Era stata Mosca a dichiarare l’uccisione di al-Baghdadi in un raid russo il 28 maggio 2017 nella città di Raqqa, ex capitale siriana dello Stato Islamico poi trasferita ad al-Mayadin, ma il “Califfo” era sembrato morire e resuscitare di continuo: la prima volta era stato dato per morto nel 2005, dagli statunitensi; il 14 giungo 2016 era stata l’agenzia iraniana Abna ad annunciare l’uccisione in un raid di al-Baghdadi; l’11 ottobre 2015 era giunta notizia che era scampato ad un raid, il 15 aprile dello stesso anno era stato affermato prima che era rimasto ucciso e poi che era rimasto paralizzato a causa di un attacco aereo, nel novembre 2014 le notizie riportavano che era stato ferito in un raid, stessa cosa nel luglio dello stesso anno.
Nel luglio 2017 la tv panaraba al-Arabiya aveva riferito che ad al-Baghdadi era succeduto Jalaluddin al-Tunisi, vero nome Mohamed Ben Salem al-Ayouni, nato nel 1982 nella regione di Masaken della provincia della costiera tunisina di Susa.
Il vero nome di al-Baghdai è Ali al-Badri al-Samarra, 45 anni e di Baghdad, dottore in Studi islamici e di docente all’università di Tirkrit. Sposato due volte, ha (o aveva) cinque figli.
Nel 2003 aveva preso parte all’insurrezione irachena poco dopo l’invasione Usa, era stato arrestato dai militari americani ma nel 2010 era apparso alla guida della branca irachena di al-Qaeda.
Approfittando dell’insurrezione contro il regime siriano di Bashar al-Assad e contro il governo filo-iraniano dell’Iraq, nel 2011 aveva trasformato la diramazione di al-Qaeda da lui controllata nell’Isil e poi nell’Isis, Stato Islamico a cui aderirono in modo spontaneo popolazioni e città sunnite e soprattutto una moltitudine di imprenditori, militari, amministratori, diplomatici e quant’altro messi da parte con la caduta di Saddam Hussein.
In merito alla presunta uccisione di oggi Rita Katz ha riferito le informazioni che girano sui social dei jihadisti: “la jihad continuerà”, “è un martirio”. Katz ha spiegato che la presunta uccisione di al-Baghdadi potrebbe dare impulso al reclutamento e a nuovi attacchi.