Al vertice di Malta si è deciso di non decidere: 4.579 i migranti morti nel Mediterraneo lo scorso anno

di C. Alessandro Mauceri

“Uniti si vince, divisi si perde” ha detto il presidente del Consiglio Donald Tusk ai convenuti al vertice “informale” di Malta tenutasi il 3 febbraio. Un meeting tra i leader dei paesi aderenti all’Unione Europea per discutere formalmente di diversi temi caldi, primo fra tutti i rapporti con la Libia e le misure da adottare per cercare se non di arrestare almeno di rallentare il flusso di migranti che cercano di entrare in Europa salpando dalle coste libiche.
Secondo il rapporto sottoscritto dai leader europei al termine dei lavori, “nel 2016 gli arrivi ( gli migranti ndr.) sono scesi a un terzo dei livelli del 2015. Sulla rotta del Mediterraneo orientale nell’ultimo quadrimestre del 2016, nonostante il persistere delle pressioni, gli arrivi sono diminuiti del 98% rispetto all’anno precedente”. Di parere esattamente opposto UNHCR e OIM, che invece parlano di un aumento dei flussi. http://www.onuitalia.com/2017/01/11/oim-2016-letale-per-migranti-1300-morti-piu-pensiamo-qualcosa-di-davvero-nuovo/
La verità è che non solo sono aumentati i migranti ma anche il numero di quelli che hanno perso la vita nel tentativo di arrivare nella “terra promessa”: lo scorso anno 4.579 persone sono morte lungo la rotta del Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Italia dalla Libia. Solo negli ultimi tre mesi nel mar Mediterraneo sono morti almeno 1.354 migranti, dei quali circa 190 bambini (dati Unicef). “Il crescente numero di bambini dispersi in mare sottolinea il grande pericolo rappresentato dal viaggio dal Nord Africa all’Italia, insieme alla pressante necessità per i governi di entrambe le sponde del Mediterraneo di fare di più per salvarli”, ha dichiarato Justin Forsyth, vice direttore generale dell’Unicef, aggiungendo che le decisioni prese al vertice di Malta potrebbero fare la differenza fra la vita e la morte per migliaia di bambini che transitano o che sono bloccati in Libia”. Intanto le previsioni parlano di un ulteriore aumento degli sbarchi nel 2017: sono già circa diecimila i migranti giunti sulle coste italiane dall’inizio dell’anno, 2.500 sono arrivati negli ultimi due giorni.
Al termine dei lavori i capi di governo europei hanno convenuto che “gli sforzi tesi a stabilizzare la Libia sono ora più importanti che mai e l’UE farà tutto il possibile per contribuire a tale obiettivo. In Libia lo sviluppo di capacità è fondamentale affinché le autorità possano acquisire il controllo delle frontiere terrestri e marittime e contrastare le attività di transito e di traffico. L’Ue mantiene l’impegno a favore di una soluzione politica inclusiva nel quadro dell’accordo”.
Una soluzione che dovrebbe attuarsi grazie a diverse misure: da fornire “formazione, equipaggiamento e supporto alla guardia costiera nazionale libica e altre agenzie pertinenti” a compiere “ulteriori sforzi intesi a smantellare il modello di attività dei trafficanti attraverso un’azione operativa rafforzata, nel quadro di un approccio integrato che coinvolga la Libia, altri paesi situati lungo la rotta”. Ma anche fornendo “sostegno, se possibile, allo sviluppo delle comunità locali in Libia, in particolare nelle zone costiere e presso le frontiere terrestri libiche lungo le rotte migratorie” e molto altro.
Tante belle parole ma poche certezze: i leader europei, su proposta della presidenza maltese, hanno “deciso di non decidere” e di rimandare alle riunioni di marzo e giugno 2017 quando il Consiglio europeo dovrà “esaminare, sulla base di una relazione della presidenza maltese, i progressi conseguiti relativamente all’approccio globale”.
L’ennesimo rinvio nonostante l’appello ad “assicurare adeguate capacità recettive per i migranti in Libia assieme a UNHCR e IOM” e il “sostegno allo Iom per aumentare significativamente le attività dei ritorni volontari” lanciato dallo IOM dell’UNHCR: “Chiediamo sforzi concertati per garantire che i sistemi di migrazione e asilo sostenibili messe in atto in Libia, quando la sicurezza e la situazione politica permessi, e nei paesi vicini”. http://www.iom.int/news/iomunhcr-joint-statement-european-council-meeting-malta
Nessun rifermento nel documento finale al memorandum firmato solo pochi giorni fa dal capo del governo italiano Paolo Gentiloni con il premier libico Fayez al-Serraj sul contrasto al traffico di esseri umani. Il quinto firmato da un premier italiano negli ultimi cinque governi (nel 2008, Berlusconi; nel 2012, Monti; nel 2013, Letta; poi Renzi).