Albania. Manifestazioni antigovernative e caos sulle elezioni

Il presidente Meta le annulla, Rama dice che ci saranno comunque. E la maggioranza vuole destituirlo.

di Elisabetta Corsi

Continuano le proteste antigovernative a Tirana, ieri con migliaia di manifestanti scesi in strada contro in particolare contro il primo ministro, Edi Rama, di cui chiedono con forza le dimissioni. Uomini e donne dell’opposizione di centrodestra si sono ritrovati fin dalle prime ore del giorno gridando slogan contro il governo e invocando immediate nuove elezioni per un governo “legittimo” e per “reali parlamentari”. Le elezioni previste per il 30 giugno sono state annullate dal presidente Illir Meta, secondo il quale al momento non vi sono le condizioni per un voto “giusto e democratico”, in contrasto con il premier Rama il quale ha ribattuto che invece “si terranno”, dal momento che “la maggioranza socialista è determinata a portare avanti la riforma della giustizia, cruciale per il futuro europeo dell’Albania”. Per Meta nessuna delle parti politiche si è sufficientemente impegnata a risolvere la crisi politica che da mesi sconvolge il paese. Inoltre ha osservato che l’opposizione di centrodestra guidata da Luizim Basha avrebbe minacciato di boicottare le elezioni.
In un comizio Rama ha affermato che l’atto del capo dello Stato sarebbe “parte di un piano teso non a rinviare le elezioni, ma a mettere alle strette il governo e seppellire le riforme. Ma ne’ il governo si farà mettere alle strette, ne’ la riforma giudiziaria sarà seppellita”. Ha poi aggiunto che “Le elezioni ci saranno perché non sono dei partiti e nemmeno del presidente della Repubblica ma del popolo”.
Il battibecco istituzionale è poi continuato con la maggioranza del premier Rama che ha annunciato di aver deciso l’avvio delle procedure per la rimozione del presidente della Repubblica Ilir Meta a seguito della sua decisione di annullare la data delle amministrative del 30 giugno. Lo ha reso noto il sottosegretario per le relazioni con il parlamento Elisa Spiropali, ili uale ha parlato di “un atto brutale nei confronti della Repubblica” commesso da Meta.
Il gabinetto Rama è comunque accusato dalle opposizioni di corruzione e di essere collegato al crimine organizzato, accuse sempre respinte da tutti gli esponenti.
I manifestanti si sono presentati davanti al parlamento e all’ufficio del premier nella capitale portando striscioni, al grido di “Parlamento criminale!”, lanciando razzi, petardi e lacrimogeni contro la polizia, schierata questa in tenuta anti sommossa. Alcune molotov hanno colpito l’ufficio del premier bruciando alcune delle finestre dell’edificio, ma fortunatamente le fiamme sono state spente in tempo dalla polizia con getti d’acqua sul tetto.
Il leader del partito democratico (centrodestra), Lulzim Basha, ha dichiarato che le dimissioni di Edi Rama sono una condizione non negoziabile e che il parlamento corrotto è l’ostacolo che non permette l’ingresso nell’Unione Europea dell’Albania. La guerra continua sia all’interno delle istituzioni che al di fuori, contro il parlamento.