Angola. Nuovi equilibri diplomatico-economici

di Valentino De Bernardis –

Il futuro appartiene a chi si prepara oggi. Cosi recita un vecchio adagio che molti paesi dell’Africa Subsahariana sembrano aver fatto il proprio motto, nonostante congeniti problemi di deboli istituzioni, endemica corruzione e congiunture economiche sfavorevoli. Lontano dalla miopia del mondo occidentale, nella sua componente europea e nordamericana, in Africa a tutte le latitudini si continua a lavorare per porre le basi per un solidissimo futuro.
Se i casi di studio classici negli ultimi anni hanno riguardato nella quasi totalità importanti interventi esterni da parte cinese (geograficamente un po’ ovunque), turca (ristretta nel Corno) e persino mediorientale (Corno e Centro Africa), si inizia ad intravedere anche un nuovo dinamismo del Brasile, in special modo in quelle ex colonie dell’africa australe con cui condivide una comunanza linguistica.
Per vicinanza geografica e interessi economici comuni, i rapporti bilaterali tra Brasilia e Luanda stanno conoscendo una nuova primavera, in cui i due paesi stanno mettendo in cantiere ambizioni piani di sviluppo di breve-medio periodo.
Per avere un chiaro ordine di grandezza di quanto sopra detto, non si può prescindere dal completamento del South Atlantic Cable System (SACS) previsto per inizio febbraio 2018.
Un progetto rivoluzionario e visionario approvato nell’aprile 2009 dall’allora presidente angolano dos Santos, portato a compimento dopo molti anni, nonostante il susseguirsi di crisi politiche (con la transizione del 2017) ed economiche (legata dal crollo del prezzo degli idrocarburici nei mercati internazionali). Una dimostrazione chiara delle volontà dell’Angola di ieri e di oggi a voler giocare un ruolo di protagonista e non semplice comparsa sub-regionale, e se possibile persino continentale.
Lungo circa 6.200 chilometri, con un investimento totale stimato in 170 milioni di dollari, il completamento del SACS avrà una cascata senza fine di risolti positivi quando entrerà completamente in funzione (previsione confermata luglio 2018).
Non si tratta solamente della riduzione sensibile dei costi di comunicazione tra le due sponde dell’atlantico, e quindi di un volano al trasferimento delle informazioni in tempi brevissimi, ma di candidare Luanda all’epicentro delle telecomunicazioni africane. Progetto quanto più realizzabile se sommato alla capacità del West Africa Cable System (WACS) tra Africa-Europa-NordAmerica.
Puntare sulla telecomunicazione per emancipare il paese dall’eccessiva dipendenza del settore petrolifero e limitare la causa di shock esogeni, come il prezzo delle materie prime, su cui non si può intervenire direttamente. Non è un caso infatti se all’interno dello stesso progetto di sviluppo nel sopracitato 2009 di dos Santos, abbia trovato asilo l’ambizioso piano del lancio di un satellite nello spazio, concretizzatosi sul finire del 2017 (AngoSat-1), per un investimento totale di 300 milioni di dollari, con l’importato sostegno russo.
Tornando alla cooperazione positiva tra Brasile e Angola, il completamento del SACS rappresenta solamente una prima fase, propedeutica ad altri molto più sostanziosi in termini economici. Primo atto ufficiale la firma lunedì 29 gennaio di un memorandum tra il ministro delle finanze brasiliano Henrique Meirelles e il suo omonimo angolano, Archer Mangueira, per futuri prestiti a favore del paese africano.
Si diceva, intese a cui seguiranno altre intese, sullo sfondo di un terzomondismo ritrovato da cui l’occidente rischia di essere tagliato fuori, per incapacità o mascherata inconsapevolezza. Un rischio sottovalutato di cui prima o poi sarà chiamato a saldare il conto.

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