Arabia Saudita. Abolita la pena di morte per i minori ma non per terrorismo

di Alberto Galvi –

Nei giorni scorsi il re Salman dell’Arabia Saudita ha ordinato mediante decreto regio l’abolizione della pena di morte per i crimini commessi da minorenni.
L’Arabia Saudita è uno dei paesi con il più alto tasso di esecuzioni capitali al mondo; nel paese la pena di morte viene infatti comminata a chi ha commesso i seguenti reati: terrorismo, omicidio, stupro, rapina a mano armata e traffico di stupefacenti.
Alcune organizzazioni a favore dei diritti umani hanno da tempo chiesto al regno di abolire l’uso della pena capitale, in particolare per i crimini commessi da minori.
Il decreto appena approvato espande le misure adottate in un precedente ordine del re Salman, emesso alla fine del 2018, che stabiliva in alcuni casi un periodo massimo di 10 anni di reclusione per minorenni, ad eccezione dei reati punibili con la morte.
In questo modo la pena massima di 10 anni si applica a tutti i reati commessi da minori, con la possibile eccezione dei crimini legati al terrorismo.
Con il nuovo decreto si pone fine alla pratica delle fustigazioni, sostituendola con la detenzione, multe o servizi a favore della comunità. In questo modo viene eliminata una delle forme più controverse di punizione pubblica del regno.
Dall’entrata in vigore della legge i giudici avranno quindi come opzioni per far scontare la pena multe e o carcere o arresti domiciliari o lo svolgimento di servizi a favore della comunità.
L’alleggerimento di pena per alcuni reati è dovuto alle crescenti critiche, in particolare degli oppositori politici del monarca, per il trattamento disumano nei confronti dei prigionieri detenuti nel regno saudita; la pena capitale per i crimini commessi da persone di età inferiore ai 18 anni viola infatti la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, che è stata ratificata anche dall’Arabia Saudita.
Il principe ereditario Mohammed bin Salman ha infatti emanato una serie di riforme sociali ed economiche volte ad attrarre investimenti esteri e a rinnovare la reputazione dell’Arabia Saudita a livello internazionale.
Queste riforme sono necessarie al fine di modernizzare il regno, caratterizzato da sempre da un estremo conservatorismo e che non è dotato di un sistema giuridico moderno ma di uno fondato sulla Sharia, ovvero la legge islamica.
Il principe ereditario saudita ha suscitato aspre critiche a livello internazionale al di là di alcune sue riforme relativamente illuminate. Mohammed bin Salman ha quasi sempre applicato una dura repressione nei confronti degli oppositori, un esempio su tutti, l’omicidio di Khashoggi nel consolato saudita a Istanbul, in Turchia da parte di agenti del governo saudita.
L’entrata in vigore di questo decreto potrebbe già salvare dalla pena capitale almeno 6 uomini appartenenti alla comunità sciita, che è minoritaria del paese. Questi ultimi, all’epoca in cui si presume abbiano commesso i crimini a loro ascritti, ossia la partecipazione a proteste antigovernative, erano infatti minorenni.