Arabia Saudita. Al via un più ampio piano di diversificazione dell’economia

di Alberto Galvi

L’Arabia Saudita smetterà di fare affari con società straniere con sede regionale al di fuori del regno a partire dal 2024, in particolare negli Emirati Arabi Uniti, con Dubai che si è affermata fino a poco tempo fa come il centro degli affari di tutto il Golfo. Se le nuove regole saudite fossero applicate rigorosamente, potrebbero fornire un potente incentivo alle società straniere di investimenti nel paese mediorientale.
L’ultimatum del più grande esportatore mondiale di greggio potrebbe incoraggiare le imprese ad aumentare la propria presenza nella capitale saudita, Riyadh, sostenendo un più ampio piano di diversificazione economica.
Nel mese scorso durante il forum Future Investment Initiative 24 società internazionali hanno dichiarato la loro intenzione di trasferire la loro sede a Riyadh.
L’Arabia Saudita è la più grande economia araba e ha lottato per attrarre investimenti stranieri, attraverso il piano di diversificazione economica “Vision 2030”, voluto dal principe ereditario Mohammed bin Salman per aumentare le entrate non petrolifere.
Molte multinazionali che fanno affari nel regno saudita preferiscono avere il loro quartier generale regionale nei vicini Emirati Arabi Uniti e in altre capitali del Golfo perché offrono uno stile di vita relativamente più liberale e consentono di bere alcolici.
L’annuncio arriva mentre l’Arabia Saudita combatte l’elevata disoccupazione e una recessione innescata dal coronavirus. La disoccupazione nel Paese arabo ha toccato il 14,9 per cento nel terzo trimestre del 2020, scendendo leggermente dal massimo storico del 15,4 per cento nel trimestre precedente.
Il principe ereditario ha dichiarato a gennaio che nei prossimi cinque anni il fondo sovrano dell’Arabia Saudita investirà 40 miliardi di dollari all’anno nell’economia nazionale, mentre il regno cerca di stimolare la creazione di posti di lavoro e rilanciare le imprese decimate dalla pandemia.
L’anno scorso la pandemia e il calo dei prezzi del petrolio hanno spinto il principale esportatore di greggio a triplicare la sua IVA e a sospendere un’indennità mensile ai dipendenti pubblici per contenere un disavanzo di bilancio in aumento.
Le misure di austerità altamente impopolari sono state implementate anche se il regno continua ad aumentare la spesa per una serie di megaprogetti e per gli armamenti.