Arabia Saudita. Gli houthi lanciano un altro missile balistico, intercettato

di Ghazy Eddaly

I ribelli yemeniti houthi hanno sparato oggi un altro missile contro l’Arabia Saudita, intercettato dai sistemi difensivi poco prima che si schiantasse “contro il palazzo reale al-Yamama”, come ha precisato il portavoce dei ribelli sciiti Mohammed Abdussalam.
Lo stesso portavoce ha specificato che il vettore era un missile balistico “Volcano 2-H”, e che è stato lanciato come rappresaglia per l’aggressione dell’Arabia Saudita e della coalizione della Lega Araba da essa guidata contro l’insurrezione nello Yemen. Nella capitale si è sentita una forte esplosione e si è vista levarsi una colonna intensa di fumo.
Si tratta del secondo lancio del genere in poco più di un mese: il 5 novembre era stato lanciato uno Scud di epoca sovietica riadattato, che ha sorvolato Riad prima di essere intercettato ed abbattuto.
In risposta di questo primo fatto le autorità saudite avevano chiuso ogni frontiera, aerea, marittima e terrestre con lo Yemen, mettendo a repentaglio l’approvvigionamento di generi di prima necessità da parte delle organizzazioni umanitarie, mentre nel paese è in corso una grave epidemia di colera.
La guerra nello Yemen ha preso il via nel gennaio 2015 a seguito del golpe degli houthi (sciiti), dietro al quale vi sarebbe l’Iran, che però nega: per mesi i ribelli avevano chiesto invano alcuni riconoscimenti come l’inserimento di 20mila appartenenti alla minoranza sciita nelle forze armate governative, l’assegnazione di 10 ministeri e l’inclusione nella regione di Azal, di Hajja e dei governatorati di al-Jaw. L’intervento della coalizione a guida saudita e che vede coinvolti Egitto, Sudan, Giordania, Marocco, Bahrain, Qatar e Emirati Arabi Uniti, ha permesso la ripresa di una parte dei territori, in particolare del governatorato di Aden, roccaforte del presidente Abd Rabbo Mansour Hadi, mente la capitale e la zona dei principali impianti petroliferi resta saldamente in mano ai ribelli sciiti, che sostenevano l’ex presidente Ali Abdallah Saleh, poi ucciso nel momento in cui aveva cercato un compromesso per uscire dall’empasse.
Dopo due anni di guerra le vittime sono secondo l’Onu quasi 9mila, il 60% dei quali civili.