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Dopo che il Senato Usa ha approvato una mozione bipartisan che sostanzialmente riconosce le “responsabilità personali” del principe ereditario saudita Mohamed Bin Salman per l’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi, è arrivata oggi la risposta castiga di Riad.
Con un comunicato il ministero degli Esteri saudita ha fatto sapere di “respingere categoricamente ogni interferenza nei suoi affari interni” (dell’Arabia Saudita, ndr.) e “tutte le accuse che, in qualsiasi modo, mancano di rispetto alla sua leadership”, e ha condannato “ogni tentativo di minare la sua sovranità”.
Per il governo saudita la mozione del Senato Usa è costruita su “false accuse” e “mette a rischio il ruolo regionale e internazionale del Regno”.
Difficilmente la mozione passerà alla Camera, dove non si sono ancora insediati i deputati che hanno vinto le elezioni di medio termine, ma l’iniziativa dei senatori rappresenta un forte segnale politico in quanto si pone apertamente contro la linea del presidente Donald Trump, per il quale i rapporti con Riad vanno tenuti aperti in nome, soprattutto, degli affari economici in corso, “se stupidamente cancellassimo questi contratti, la Russia e la Cina ne beneficerebbero enormemente e sarebbero molto contente di ottenere tutti questi nuovi affari. Sarebbe un meraviglioso regalo, direttamente dagli Stati Uniti!”.
Jamal Khashoggi era entrato il 2 ottobre nel consolato saudita di Istanbul per richiedere documenti di divorzio e da lì non era più uscito in quanto ucciso da un commando di agenti segreti sauditi.
Khashoggi, dal 2017 esule negli Usa, era editorialista del Washington Post molto critico nei confronti del principe ereditario Mohamed bin Salman, il quale anche in passato non si è fatto scrupoli nel far arrestare principi e funzionari requisendo loro cifre per svariate centinaia di miliardi di dollari.
Non solo tutti gli indizi portano al principe ereditario come mandante dell’efferato omicidio: giorni fa la stampa Usa ha riportato le conclusioni della Cia che danno Mbs (così viene chiamato il principe) aver impartito ordini al fratello Khalid bin Salman, ambasciatore negli Usa, per consigliare a Khashoggi di recarsi al consolato di Istanbul per ritirare i documenti di divorzio, dove era stata preparata la trappola. Per la Cia, pur non essendoci prove certe che Khalid fosse a conoscenza del piano per eliminare Khashoggi, è certo che la telefonata fu sollecitata o arrivava direttamente da Mbs.