di Giuseppe Gagliano –
L’Arabia Saudita ha deciso di aumentare i prezzi del carburante fino al 44%, portando il costo del diesel a 0,44 dollari al litro rispetto ai 0,12 dollari del 2015. Una mossa che si inserisce nel più ampio progetto “Vision 2030” del principe ereditario Mohammed bin Salman, pensato per diversificare l’economia e ridurre la dipendenza dal petrolio. Tuttavia, questa scelta non riguarda solo l’economia interna: potrebbe avere implicazioni importanti a livello globale.
Per anni i sauditi hanno goduto di carburanti a prezzi tra i più bassi al mondo grazie a generosi sussidi statali alimentati dai proventi petroliferi. Ma con l’aumento della domanda interna e le fluttuazioni dei prezzi del greggio, questi sussidi non sono più sostenibili. Ora, l’aumento dei prezzi punta a rendere i cittadini più consapevoli nel consumo, migliorare l’efficienza energetica e attrarre investimenti in energie rinnovabili.
Ma questo cambiamento non sarà privo di conseguenze per la popolazione saudita. I costi di trasporto e produzione aumenteranno, con un impatto diretto sui prezzi di beni e servizi essenziali. Il governo sta cercando di mitigare il malcontento con programmi di sostegno come il Citizen Account Program, ma sarà sufficiente per mantenere la stabilità sociale?
L’aumento dei prezzi è parte delle riforme economiche che finanzieranno Vision 2030, un piano ambizioso per trasformare l’Arabia Saudita in un hub economico diversificato e innovativo. Parte delle nuove entrate sarà destinata a infrastrutture, tecnologie verdi e settori come il turismo e l’intelligenza artificiale.
Questo potrebbe accelerare la transizione energetica globale: se uno dei maggiori produttori di petrolio al mondo investe pesantemente in energie rinnovabili, ciò potrebbe ridurre i costi delle tecnologie verdi e renderle più accessibili ovunque.
La decisione saudita avrà sicuramente effetti sui mercati energetici globali:
1. Pressione sui prezzi del petrolio: Una minore domanda interna potrebbe liberare più petrolio per l’export, ma i tagli alla produzione dell’OPEC+ potrebbero mantenere i prezzi elevati.
2. Spinta alla transizione energetica: Prezzi più alti potrebbero spingere altri Paesi a ridurre i sussidi ai carburanti fossili e accelerare l’adozione di energie rinnovabili.
3. Impatto sui partner commerciali: Paesi che dipendono dal petrolio saudita potrebbero affrontare costi energetici più alti, ma una maggiore stabilità economica saudita potrebbe attrarre nuovi investimenti.
Questa scelta rappresenta una sfida per il governo saudita, che deve trovare un equilibrio tra la necessità di risorse per finanziare le riforme e le aspettative dei cittadini. Il successo dipenderà dalla capacità di Vision 2030 di creare posti di lavoro, diversificare l’economia e migliorare la qualità della vita.
A livello globale questo invia un messaggio chiaro: anche i grandi produttori di petrolio riconoscono la necessità di adattarsi a un’economia che cambia. Se l’Arabia Saudita riuscirà a raggiungere i suoi obiettivi, potrà diventare un esempio per altri Paesi ricchi di risorse, dimostrando che la diversificazione economica non è solo possibile, ma cruciale in un futuro post-carbonio.