Arabia Saudita. Reem Suleiman, la giornalista arrestata per aver scritto ciò che pensa

Vuole fondare un’organizzazione per i diritti delle donne saudite.

di Melissa Aleida –

Reem Suleiman è una giornalista, ma prima ancora è una donna saudita libera che scrive ciò che pensa, che non ha paura di guardare con occhio critico la monarchia e sollevare dubbi, lanciare denunce e messaggi di protesta. Reem ha scritto per giornali come Anha, al-Wiam, giornali governativi. Le è stato intimato di smettere di scrivere il proprio pensiero (perché troppo indipendente e sovversivo) proprio da al-Qahtan, il sorvegliante dei media, risultato essere coinvolto anche nell’omicidio Kashoggi, nonché braccio destro del re. Tuttavia la monarchia saudita non si è limitata ad un consiglio con Reem, perché dopo pochi giorni è stata arrestata nei pressi della sua abitazione, torturata, abusata, violentata psicologicamente e interrogata sul contenuto dei suoi tweets e dei suoi articoli.
Ha scritto approfondimenti su attiviste saudite scomparse nelle carceri di Dhahban, torturate con scosse elettriche; ha apertamente accusato il re di essere un “assassino sociale”, di sterminare fisicamente i dissidenti. Dopo l’arresto ha chiesto asilo politico in Olanda. Reem a causa degli abusi subiti ha più volte pensato al suicidio. In una recente dichiarazione per Middle East Eye ha affermato, però, di aver riacquisito la forza per continuare a lottare contro questo regime totalitario e fondare un’organizzazione in difesa dei diritti delle donne che abbia come punti di riferimento da Eman-al Nafjan, a Kashoggi, a Lujain al-Hathloul, a tutti coloro che hanno avuto il coraggio di denunciare ingiustizie e soprusi in un sistema che imbavaglia. Reem Suleiman alla domanda di una giornalista che le chiese “Cosa ti spaventa nel periodo attuale?” Rispose:”Lo stato di oppressione nel mio paese continua, la logica di governo è quella di tenere chiusa la bocca dei giornalisti, così Jane e i suoi colleghi restano in prigione, torturati e maltrattati. Francamente ciò che mi spaventa è che il mio paese ormai è perso!”.