Armenia. Anche i partiti di maggioranza disposti ad appoggiare Pashinyan: rientrano le proteste

di Guido Keller

Potrebbe disinnescarsi la crisi politica in Armenia dopo che il capo gruppo in Parlamento del partito Repubblicano al governo, Vahram Baghdasaryan, ha annunciato la disponibilità ad appoggiare il prossimo 8 maggio la nomina del candidato dell’opposizione e leader delle proteste di questi giorni Nikol Pashinyan.
Baghdasaryan non ha fatto esplicitamente il nome di Pashinyan, ma è certo che diversamente non può essere, dal momento che le manifestazioni di protesta con tanto di scontri, alle quali si sono uniti militari e agenti di polizia, si susseguono ormai da giorni e si sono acuite dopo la bocciatura in parlamento con 46 voti contrari e 45 favorevoli, dell’incarico a premier a Pashinyan.
Con la disponibilità del partito Repubblicano vi sarebbe al prossimo voto in aula la maggioranza, per cui Pashinyan ha invitato i suoi a rallentare le manifestazioni: “Attualmente tutti i gruppi hanno detto che sosterranno la mia candidatura. La questione è risolta”, per cui fermiamo la nostra azione e riposiamoci”, ha detto.
Le proteste nel piccolo paese dell’Asia centrale si sono seguite per giorni e lo scorso 24 aprile hanno costretto il premier filo-russo Serzh Sargsyan alle dimissioni in quanto aveva approfittato della trasformazione del sistema politico-istituzionale da presidenziale a parlamentare per rimanete al potere, un cambiamento da lui voluto. Sargsyan era tuttavia al potere da sempre, basti pensare che nel 1990 era soviet supremo, poi più volte ministro, nel 2007 premier per un anno per poi essere per due decenni presidente della Repubblica (presidenziale) e per poco (5 giorni) premier della Repubblica parlamentare.
A seguito delle prime proteste il deputato Nikol Pachinian, leader del Partito civile, era stato arrestato e poi rilasciato.
L’Armenia è un paese legato a doppio filo alla Russia, anche per le importazioni di uranio che permettono il funzionamento della sgangherata centrale nucleare di Metsamor: 3 milioni di abitanti, il Pil pro capite è di 3.040 dollari (Ppa 6.100). La Russia rappresenta l’unica porta verso l’esterno: a sud vi è l’Iran, con cui non vi sono rapporti, ad est l’Azerbaijan, con cui è in conflitto per il Nagorno Karaback, a ovest la Turchia, con la quale non ha rapporti per via del Genocidio armeno, a nord la Georgia, con la quale non vi sono rapporti per via dell’alleanza con la Russia.
Paese di 3 milioni di abitanti sconvolto dalla crisi economica, presenta un Pil pro capite di 3.037 dollari (Ppa 6.128 dollari).