Armenia. Il premier Nikol Pashinyan si è dimesso, al via con le elezioni anticipate a giugno

di Alberto Galvi

Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, di My Step Alliance, ha innescato le elezioni anticipate per cercare di superare le critiche sulla sua gestione del conflitto dello scorso anno in Nagorno-Karabakh. Il premier continuerà a svolgere i suoi doveri di capo del governo ad interim prima del voto e si candiderà a primo ministro.
Pashinyan è stato portato al potere nelle proteste a favore della democrazia nel 2018. Nelle ultime due elezioni generali gli armeni hanno votato per partiti e alleanze, nonché singoli candidati. I seggi parlamentari sono stati equamente distribuiti tra i candidati scelti attraverso le liste dei partiti nazionali e le singole votazioni.
Le dimissioni sono arrivate il giorno dopo che Joe Biden è diventato il primo presidente degli Usa a riconoscere il Genocidio degli armeni da parte delle forze ottomane nel 1915, una mossa accolta con favore dagli armeni di tutto il mondo ma condannata dalla Turchia, che nega che le uccisioni siano state sistematicamente orchestrate e che vi sia stato un genocidio.
L’ex Armenia sovietica è stata coinvolta in una crisi politica sulla scia della sua umiliante sconfitta in Azerbaigian, sostenuta dalla Turchia durante il conflitto. L’umiliante sconfitta dell’Armenia per mano dell’esercito azero ha stimolato proteste di massa nel paese. L’esercito della piccola nazione del Caucaso ha lottato per mantenere il terreno che aveva controllato per tre decenni quando a settembre scoppiarono gli scontri contro l’esercito azero nel Nagorno-Karabakh.
La decisione simbolica presa da Pashinyan è stata una questione di sicurezza per l’Armenia dopo il conflitto di sei settimane nel Nagorno-Karabak, dove si trova l’enclave etnica popolata da armeni. Nella lite che ne è seguita tra il governo e l’esercito su chi fosse responsabile dell’umiliante sconfitta, i militari si sono uniti alle richieste di dimissioni di Pashinyan.
Il premier ha subito pressioni per dimettersi da quando lo scorso novembre ha accettato un cessate-il-fuoco dopo che gli armeni hanno perso territorio in sei settimane di combattimenti. In base all’accordo, una parte del Nagorno-Karabakh e tutti i sette distretti intorno ad esso sono stati posti sotto l’amministrazione azera dopo quasi 30 anni di controllo da parte delle forze etniche armene. L’esercito armeno ha chiesto le sue dimissioni e poi ha cercato di licenziare il capo di Stato maggiore.
Il conflitto si è concluso con l’Armenia che ha ceduto il controllo sulla regione autonoma de facto del Nagorno-Karabakh in Azerbaigian.
Il primo ministro a sua volta ha cercato di rimuovere il capo di Stato maggiore dei militari Onik Gasparyan, sostenendo che c’era stato effettivamente un tentativo di colpo di Stato. Gasparyan ha rifiutato di dimettersi e il presidente Armen Sarkisian ha rifiutato di far rispettare l’ordine del primo ministro.
Pashinyan ha aggiornato il presidente russo Vladimir Putin sulle elezioni e sulla situazione nella regione del Nagorno-Karabakh, dove sono stati dispiegati circa 2mila caschi blu russi. Il primo ministro armeno si è già lamentato in passato del fatto che alcuni problemi nella regione, compreso il ritorno dei prigionieri di guerra, non sono stati ancora risolti.
Pashinyan rimarrà primo ministro ad interim fino alle elezioni anticipate del 20 giugno. Il parlamento armeno ha adottato modifiche al codice elettorale del paese che secondo l’opposizione mira ad aiutare il primo ministro Nikol Pashinian a vincere le elezioni anticipate previste per giugno. Solo i parlamentari filogovernativi di My Step Alliance hanno infatti votato a favore delle modifiche.
Il suo principale rivale sarà probabilmente il Prosperous Armenia Party, un gruppo guidato da Robert Kocharyan, presidente dell’Armenia dal 1998. Gli emendamenti adottati il ​​1 aprile comportano che le prossime elezioni si svolgeranno solo su base proporzionale e a liste di partito.