Australia. Djokovic: la protesta del governo serbo

di Alberto Galvi

Il campione di tennis serbo Novak Djokovic è stato obbligato a rimanere in una stanza del Park Hotel di Melbourne dopo che il visto, che gli avrebbe permesso di giocare agli Australian Open, è stato cancellato al suo arrivo in Australia lo scorso 5 gennaio.
Il Park Hotel di Melbourne è noto anche come luogo di detenzione alternativo per rifugiati e richiedenti asilo. Molti dei profughi nell’hotel sono trattenuti lì da quasi tre anni, dopo che è stato loro negato a tempo indeterminato il visto per l’Australia.
L’Australian Border Force ha vietato l’ingresso del campione di tennis perché non ha fornito prove adeguate a soddisfare i requisiti di ingresso, nella fattispecie la documentazione attestante l’avvenuta vaccinazione contro il Covid-19, ma l’atleta serbo ha affermato di aver ottenuto un’esenzione dalla Federazione tennis australiana e dal governo dello Stato del Victoria prima di volare in Australia per competere ai giochi che inizieranno il 17 gennaio.
Lo scorso anno il Commonwealth aveva scritto alla Federazione tennis australiana avvisando che gli atleti non vaccinati non sarebbero stati ammessi e che una recente guarigione dal virus non sarebbe stata considerata una valida esenzione dall’obbligo vaccinale.
Il ministero degli Esteri serbo ha criticato la decisione dell’Australia di annullare il visto di Novak Djokovic, affermando che il tennista è stato la vittima strumentale di una speculazione politica su temi come l’immigrazione e la pandemia da Covid-19. Il ministro degli Esteri serbo Nemanja Starović ha consegnato una protesta verbale all’ambasciatore australiano in Serbia Daniel Emery, il quale è stato convocato al ministero e sollecitato a compiere ogni sforzo in suo poter per assistere Djokovic.
La premier ad interim dello Stato del Victoria, Jacinta Allan, ha detto che mentre il governo federale ha parlato alla Federazione tennis australiana dei requisiti di vaccinazione, al governo locale non è arrivato nessuna disposizione in merito.