Australia. La diffusione delle varianti Omicron ha messo in crisi il sistema sanitario

di Alberto Galvi

In Australia la diffusione di nuove sotto-varianti Omicron, altamente contagiose, ha messo in crisi il sistema sanitario a livello nazionale. Più di mille case di riposo hanno subito focolai di varianti Omicron, con diversi centri di assistenza agli anziani che combattono contro la carenza di personale, per cui il supporto del personale militare in tali strutture sarà esteso fino alla fine di settembre.
Il paese oceanico è uno dei più vaccinati contro il COVID-19, con la somministrazione di due dosi a circa il 95 per cento delle persone di età superiore ai 16 anni, anche se solo il 71 per cento circa ha avuto vaccinazioni di richiamo. Tuttavia il suo conteggio dei contagiati è inferiore a quello della maggior parte delle economie sviluppate, con i suoi circa 9,13 milioni di infetti e 11.181 decessi.
Dalla fine di giugno la cifra dei contagi è cresciuta, poiché i ceppi delle varianti BA.4 e BA.5 del SarsCov-19 sono diventati dominanti poiché possono eludere la protezione immunitaria dalla vaccinazione o da una precedente infezione. Dall’inizio dall’emergenza del coronavirus il numero di contagi negli ospedali è il più alto, superando quello la prima ondata di infezioni da Omicron.
Inoltre si è aggravata la crisi sanitaria nazionale in quanto molti operatori ospedalieri in prima linea sono malati o in isolamento, A questo punto il governo ha promesso di aumentare la propria campagna vaccinale, e già molti australiani sono in fila per ricevere dosi di richiamo. Le autorità hanno consentito anche il lavoro da casa alle aziende, raccomandato l’uso di mascherine al chiuso e l’approvvigionamento di dosi urgenti.