BAHRAIN. Amnesty, ‘riforme prive di senso’

Adnkronos/Aki, 17 apr 12 –

Sono ”inadeguate” le conclusioni della commissione d’inchiesta internazionale sulle violenze commesse in Bahrain, dove invece continuano le violazioni dei diritti umani. E’ la denuncia di Amnesty International nel suo rapporto intitolato ‘Bahrain: riforme mancate e assenza di giustizia per i manifestanti’, dove l’organizzazione ha messo in evidenza come le riforme non abbiano dato giustizia alle vittime delle violazioni dei diritti umani, nonostante il governo avesse insistito nel dire che la lezione del febbraio e del marzo 2011 sarebbe stata appresa. ”Mentre gli occhi del mondo sono puntati sul Bahrain che si prepara a ospitare il Gran premio di Formula 1, e’ bene che nessuno s’illuda che la crisi dei diritti umani e’ passata”, ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. ”Le autorita’ stanno cercando di mostrare un paese avviato sul cammino delle riforme, ma continuiamo a ricevere notizie di torture e di uso eccessivo e non necessario della forza contro i manifestanti. Le riforme hanno solo scalfito la superficie”, ha aggiunto Sahraoui. ”Le notevoli risorse finanziarie investite nelle consulenze di esperti internazionali sulle riforme andranno perse se il governo non mostrera’ una reale volonta’ politica di prendere decisioni difficili come, in particolare, chiamare a rispondere del loro operato gli alti dirigenti delle forze di sicurezza accusati di violazioni dei diritti umani, liberare i prigionieri di coscienza e affrontare la discriminazione subita dalla maggioranza sciita della popolazione”, ha proseguito Sahraoui. Dopo la pubblicazione, lo scorso novembre, del rapporto della Commissione indipendente d’inchiesta del Bahrein (Bici), nota come ‘Commissione Bassiouni’, Amnesty International ha concluso che, nonostante alcune riforme istituzionali e di altro genere, la risposta complessiva del governo e’ stata inadeguata. Il governo di Manama aveva promesso di chiamare a rispondere del loro operato gli appartenenti alle forze di sicurezza responsabili di violazioni dei diritti umani contro i manifestanti e per cio’ aveva istituito un dipartimento speciale che, pero’, tuttavia, manca d’indipendenza e d’imparzialita’. Nessun alto dirigente delle forze di sicurezza, comprese l’Agenzia per la sicurezza nazionale e le Forze di difesa del Bahrain, e’ stato chiamato a rispondere del suo operato. Si ritiene che diversi agenti delle forze di sicurezza accusati di aver commesso torture contro i manifestanti nell’ultimo anno siano ancora al loro posto, senza essere stati sottoposti a indagini. Persino gli otto poliziotti, due dei quali cittadini bahrainiti, incriminati per la morte di manifestanti non sono stati sospesi e rimangono in servizio presso il ministero dell’Interno. Decine di prigionieri, condannati a lunghe pene detentive al termine di processi iniqui celebrati dalle corti marziali, non sono stati rilasciati, nonostante fossero colpevoli solo di aver preso parte a manifestazioni antigovernative senza usare ne’ invocare violenza. Tra questi spicca il caso di 14 esponenti dell’opposizione arrestati nel marzo e aprile 2011 il cui verdetto d’appello e’ previsto il 23 aprile. Diversi prigionieri sono stati torturati dopo l’arresto. In primo grado sono stati giudicati colpevoli di vari reati tra cui ‘costituzione di gruppi che seminano il terrore per rovesciare il governo del re’. Alcuni di essi avevano pubblicamente chiesto la fine della monarchia e la sua sostituzione con un governo repubblicano ma non hanno mai usato ne’ invocato violenza. Uno di loro, l’attivista per i diritti umani Abdulhadi al-Khawaja, e’ in sciopero della fame da oltre due mesi per protestare contro la sua ingiusta detenzione. Amnesty International ha appreso che le sue condizioni fisiche sono critiche. A dicembre, il procuratore generale aveva ordinato il ritiro delle imputazioni relative alla liberta’ d’espressione. In realta’, ben pochi detenuti hanno beneficiato del provvedimento, poiche’ i piu’ sono stati incriminati per reati diversi, come la ‘partecipazione a raduno illegale di oltre cinque persone’. Dopo la pubblicazione del rapporto della ‘Commissione Bassiouni’, il governo ha introdotto un nuovo codice di condotta per gli agenti delle forze di sicurezza, un nuovo dipartimento nel ministero dell’Interno per indagare sulle denunce contro la polizia e avviato un programma di formazione per i poliziotti. In pratica, secondo Amnesty International, l’operato delle forze di sicurezza resta inalterato. Sebbene l’uso delle armi da fuoco sia diminuito dalla fine del 2011, esse continuano ad affrontare i manifestanti ricorrendo a una forza eccessiva e non necessaria, soprattutto coi gas lacrimogeni che negli ultimi mesi hanno causato la morte di diverse persone. Dal febbraio 2011, sono almeno 60 le persone uccise durante le proteste. Amnesty International ha saputo che, mentre le riforme nel campo della polizia venivano sbandierate, persone in stato d’arresto venivano sottoposte a maltrattamenti e torture in luoghi di detenzione non ufficiali. Amnesty International ha chiesto quindi al governo del Bahrein di rilasciare immediatamente e senza condizioni tutti i prigionieri di coscienza e assicurare che tutti coloro che sono sospettati di torture e uccisioni, comprese le persone con responsabilita’ di comando, siano chiamati a rispondere del loro operato.