Bahrein. Visita del papa: Amnesty e Human Rights preoccupate per la strumentalizzazione che coprirebbe la situazione reale

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American for Democracy and Human Rights in Bahrain (ADHRB), ong fondata da Husain Abdulla che si occupa della salvaguardia dei diritti umani e della democrazia nei paesi del Golfo con un particolare focus sullo Stato del Bahrain, ha diffuso una nota per informare la Santa Sede dell’attuale situazione politica del Regno di Bahrain e delle gravi violazioni di diritti umani, in particolare quelli religiosi, in vista della visita pastorale del Pontefice del 3 dovembre 2022.
Nella lettera di Abdulla e di Amnesty Italia viene spiegato nel dettaglio cosa sta accadendo in Bahrain e come tale visita possa solo essere un tentativo da parte delle autorità bahrenite di soprassedere sui crimini da esse compiuti verso la minoranza sciita ma non solo.
Per le due organizzazioni c’è preoccupazione per l’imminente viaggio in quanto quest’ultimo non migliorerebbe in alcun modo la vita della minoranza sciita e anzi, sarebbe solo un tentativo da parte della casa regnante bahreinita di legittimare le proprie azioni con il beneplacito del pontefice. “Il Papa – riporta la nota – non può essere strumento di propaganda e, nella nostra opinione, non deve offrire la sua amicizia a tale regime”.

“Santità,

Undici anni dopo la rivolta popolare che ha scosso il Bahrein, e sotto la fanfara delle riforme successive, i prigionieri di coscienza , tra cui alcuni arrestati durante le proteste, rimangono 1 dietro le sbarre e i diritti alla libertà di espressione, associazione e riunione continuano a essere repressi.
A distanza di undici anni, le autorità bahreinite sono riuscite ad eliminare ogni spazio per l’esercizio pacifico del diritto alla libertà di espressione o all’attivismo pacifico. Invece di affrontare le cause delle proteste, le autorità hanno messo fuori legge i principali partiti politici e gruppi sociali, compresi quelli che fino al 2011 erano legalmente riconosciuti e dialogavano con il governo.
Dal rapporto del 2011 di OHCHR, redatto a seguito delle manifestazioni pacifiche avvenute sull’onda della Primavera Araba, emerge che gli agenti di sicurezza abbiano attaccato le minoranze musulmane, in particolare la comunità sciita. Dal 2011, in totale circa 38 moschee sciite sono state distrutte in tutto il Regno del Bahrein e ad oggi, alla vigilia delle elezioni parlamentari nel Paese che si terranno il 12 novembre 2022, persiste la cronica sottorappresentazione della comunità sciita all’interno del governo e non resta alcun leader di opposizione a livello nazionale che non sia stato detenuto o imprigionato.
A undici anni dal rapporto della Commissione d’inchiesta indipendente sul Bahrein e prima della Revisione Periodica Universale del Bahrein, che si terrà a novembre, e a 10 anni da quando il Bahrein accettò più di 140 delle 176 raccomandazioni chiave della Revisione Periodica Universale, comprese quelle che chiedevano il rilascio dei prigionieri di coscienza, stiamo ancora aspettando il loro rilascio.
Per tali ragioni, in occasione della Sua visita nel Paese prevista per il prossimo novembre, nel nome del rispetto e della difesa dei diritti umani, chiediamo il Suo intervento per sollevare con i Suoi interlocutori i casi dei prigionieri di coscienza nelle carceri bahreinite e di chiederne il rilascio immediato e incondizionato, insieme alla fine della sistematica discriminazione della comunità sciita.
Certi del Suo impegno costante, ringraziamo sin d’ora per l’attenzione che vorrà rivolgere alle nostre richieste
Amnesty International Italia
Americans for Human Rights and Democracy in Bahrein
Si vedano i nomi di 12 prigionieri di coscienza noti ad Amnesty International: Abdulhadi Al Khawaja; Hassan Mshaima; 1 Abdelwahab Hussain; Dr Abdel-Jalil al-Singace; Mohammad Habib al-Miqdad; Sa’eed Mirza al-Nuri; Abdel-Jalil al Miqdad; Mohammad Ali Ridha Ismail; Abdullah al-Mahroos; Abdulhadi Abdullah Hassan al-Mukhodher; Sheikh Ali Salman; Naji Fateel”
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