Balcani. Tra prospettive e problematiche

di Giorgia Pilar Giorgi e Domenico Letizia –

I Balcani rappresentano la naturale frontiera dell’Unione Europea e della Nato. La sovrastruttura della Penisola Balcanica è mutata nel tempo. Nonostante ciò la sua natura resta immutata a pochi chilometri dalla penisola italiana: una terra di frontiera, un crocevia di traffici, leciti e illeciti. Numerose, invece, le prospettive interessanti in campo economico. Il programma Interreg IPA II Italia-Albania-Montenegro è il nuovo programma di cooperazione transfrontaliera IPA che coinvolge l’Italia in area adriatica per il periodo di Programmazione Europea 2014-2020, con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione transfrontaliera per uno sviluppo intelligente e sostenibile dei territori coinvolti, nell’ottica di preadesione di Albania e Montenegro all’Unione Europea. Recentemente, il premier serbo Aleksandar Vučić ha sottolineato l’importanza di rafforzare i rapporti economici e commerciali fra i Paesi dei Balcani occidentali nel tentativo di contrastare l’instabilità e fare della regione un grande mercato capace di attrarre finanziamenti e capitali.
La prospettiva è quella di generare una zona di libero scambio nei Balcani occidentali, unitamente ad investimenti nelle infrastrutture, come l’autostrada tra Belgrado e Sarajevo. Contemporaneamente, i Balcani rappresentano un bacino d’illegalità senza eguali, un epicentro del contrabbando nel traffico di armi e di esseri umani nonché nel traffico internazionale di droga. I Balcani rappresentano una pericolosa porta d’accesso verso l’Europa e quindi mercati occidentali affollati da criminali e terroristi coinvolti nella gestione dei mercati illeciti. La realtà balcanica è ancora legata a quel progetto indipendentista rivendicato in primis dal Kosovo così come le conseguenze dei conflitti nella regione che ha visto il ripristino della rotta balcanica, fondamentale per il transito dell’eroina e della cocaina dal Medio Oriente all’Europa occidentale.
L’insediamento e il radicamento di attori criminali e l’infittirsi di una trama criminale oligarchica transnazionale e cooperativa regionale i cui capi sono ex membri dell’UCK o persone direttamente collegate a essa è stata poi anche favorita dai ritardi dell’amministrazione internazionale nel dotarsi di strumenti di contrasto adeguati. La miopia internazionale ha favorito l’affermazione di un sistema ben collaudato di sussistenza, di competizione internazionale e di difesa della causa nazionale che vede complici l’arretratezza delle élite politiche e il dinamismo dei traffici illeciti in un sistema di sopravvivenza e apparente normalità. La popolazione locale si è affidata completamente al mercato nero per rifornirsi sia di viveri che di armi.
Oltre al traffico di droga e di armi nei Balcani si assiste impotenti anche al fenomeno del traffico della prostituzione favorito dalla crescente diffusione dei locali di intrattenimento che costituiscono un importante fonte di guadagno. Nei Balcani una giovane donna può essere acquistata al prezzo variabile di 500-5 mila euro. Qui molte ragazze lasciano la scuola e finiscono per prostituirsi quando sono ancora minorenni. Spesso sono ingannate dai trafficanti di esseri umani che le convincono a lasciare la famiglia fingendo un coinvolgimento sentimentale e promettendogli una vita migliore per poi costringerle invece a prostituirsi. Negli ultimi anni gli Stati balcanici stanno facendo passi significativi nel senso della tutela della dignità degli esseri umani. Nella regione balcanica, in particolare in Slovenia, si stanno impegnando ad affrontare concretamente questa grave piaga sociale migliorando l’apparato legislativo relativo al fenomeno, formando e addestrando le forze di polizia e creando delle reti regionali per la raccolta dati e il monitoraggio del fenomeno della tratta e della prostituzione.
Un aiuto arriva anche dalla comunità internazionale; negli ultimi anni il Consiglio di Sicurezza ha riconosciuto i traffici illeciti internazionali come una minaccia alla pace e alla stabilità mondiale oltre che un ostacolo allo sviluppo e alla democratizzazione dei paesi che escono da un conflitto. Sono state promosse diverse missioni di Peacekeeping aventi competenza in materia di lotta al crimine organizzato. Con supporto delle truppe Nato sono state eseguite numerose operazioni dirette alla persecuzione del traffico di droga ed esseri umani. E’ necessario proseguire nello sforzo di elaborazione di progetti che mirino a creare nell’intera area balcanica maggiori opportunità economiche e miglior infrastrutture, capaci di agevolare l’obiettivo della lotta al crimine organizzato, lotta contro crimini internazionali quali contrabbando e traffico di droga armi o di esseri umani.
Della cosa se ne parlerà in modo approfondito il 27 aprile, presso la sede centrale della Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo, occasione in cui si terrà la presentazione del libro “Balcani dal conflitto alle prospettive d’integrazione europea” curato dal professore Daniele Cellamare. Durante i lavori interverranno Antonio Stango, Editore e Presidente della LIDU, Daniele Cellamare, curatore del libro e Docente presso “La Sapienza” di Roma, Giuseppe Zaccaria, giornalista, Ilaria De Napoli e Gerardo Fortuna, autori di alcuni saggi della pubblicazione. Il volume analizza dettagliatamente tutte le problematiche e le aspettative della regione Balcanica.