Bangladesh. E’ il premio Nobel Yunus il nuovo premier

di Giuseppe Gagliano –

Il nuovo primo ministro del Bangladesh èl’84enne Muhammad Yunus, premio Nobel per la Pace 2006 e ideatore del microcredito per aiutare piccoli imprenditori esclusi dai sistemi di credito tradizionali. Il presidente Mohammed Shahabuddin lo ha incaricato dopo aver sciolto il parlamento, come da richiesta delle proteste studentesche che ormai si susseguono da diverse settimane: gli studenti hanno protestato in corpose manifestazioni soprattutto a Dacca stanchi del sistema che assegnava quasi tutti i pochi posti pubblici attraverso quote riservate a specifiche categorie, in particolare ai parenti dei caduti e i reduci di guerra dell’indipendenza dal Pakistan del 1971. Oltre a questo il problema centrale restavano nepotismo e corruzione, con quasi tutti i posti assegnati a parenti e amici con scarsa formazione. Alla fine per i 400mila studenti che si laureavano ogni anno rimanevano solo 3mila posti pubblici, da qui le proteste con pesanti scontri con le forze dell’ordine, che alla fine hanno causato oltre 300 morti.
Ieri la premier Sheikh Hasina, considerata una delle donne più potenti del mondo, si è dimessa ed è scappata in India, per cui il presidente Shahabuddin ha scelto di puntare su un uomo il cui prestigio è riconosciuto a livello internazionale per dar vita ad un governo provvisorio. Hasina era al potere dal 2009 e anche di recente era stata rieletta, con l’opposizione che aveva boicottato le elezioni denunciando brogli.
A far scattare la rabbia studentesca era stata la sentenza di un tribunale che reintroduceva il sistema delle quote nonostante il parere della Corte suprema, ma ci sono accuse secondo cui agenzie britanniche e statunitensi abbiano orchestrato campagne di disinformazione per destabilizzare il governo di Sheikh Hasina, sfruttando le legittime preoccupazioni degli studenti per fomentare ulteriori disordini. Questo tipo di manipolazione potrebbe avere l’obiettivo di minare l’influenza della Cina nella regione, dato che il Bangladesh ha ricevuto significativi investimenti cinesi nell’ambito della Belt and Road Initiative (BRI).
La Cina è il principale fornitore di armi, investitore e partner commerciale del Bangladesh. Gli investimenti cinesi superiori a 10 miliardi di dollari, sono fondamentali per lo sviluppo infrastrutturale del paese. Le proteste e l’instabilità politica potrebbero compromettere questi investimenti, creando incertezza su progetti futuri e sul mantenimento delle relazioni bilaterali.
Il Bangladesh mantiene buoni rapporti anche con la Russia, che vede il paese come un partner strategico in Asia meridionale. L’instabilità politica potrebbe influenzare negativamente questi rapporti, soprattutto se il nuovo governo ad interim decidesse di riallinearsi maggiormente con gli Stati Uniti, riducendo così la cooperazione con Mosca.
Gli Stati Uniti, attraverso agenzie come USAID e NED, hanno storicamente investito nella promozione della democrazia in Bangladesh. Tuttavia l’instabilità causata dalle proteste potrebbe essere vista come un’opportunità per gli Stati Uniti di aumentare la propria influenza nella regione, contrastando la presenza cinese. La pressione statunitense per un’indagine imparziale sulla violenza delle proteste riflette l’interesse di Washington a promuovere la stabilità politica e i diritti umani nel paese.
Le proteste studentesche in Bangladesh non solo riflettono gravi problemi interni di governance e disuguaglianze economiche, ma rappresentano anche un campo di battaglia per influenze geopolitiche contrastanti. La destabilizzazione del paese potrebbe alterare significativamente i suoi rapporti con potenze come Cina, Russia e Stati Uniti, con possibili ripercussioni sulla stabilità della regione nel suo complesso.