Benin. Elezioni legislative tra boicottaggi, coronavirus e crisi politica

di Alberto Galvi

La scorsa domenica si sono svolte in Benin le elezioni legislative senza i principali partiti di opposizione, i cui esponenti hanno chiesto ai loro sostenitori di boicottare le elezioni, dove non sono stati in grado di presentare candidati per motivi amministrativi.
In queste elezioni si votava per gli 83 deputati dell’Assemblea nazionale con membri eletti direttamente nelle circoscrizioni plurinominali con voto proporzionale, in cui i membri hanno un mandato di 4 anni.
All’appuntamento elettorale erano presenti solo 2 partiti vicini al governo, che sono stati in grado di presentare i candidati, l’UP (Union Progressist) e il BR (Bloc Republicain). Inoltre è stato escluso il principale leader dell’opposizione, Sebastien Ajavon, un uomo d’affari che vive in esilio dopo essere stato condannato al carcere con l’accusa di traffico di droga nel Benin.
I principali partiti di opposizione hanno chiesto ai loro sostenitori di boicottare le elezioni, dove non sono stati in grado di presentare candidati a causa di una nuova legge elettorale approvata dall’Assemblea nazionale alla fine del 2018, per impedire la proliferazione dei partiti che sono oltre 250 in un paese di 12 milioni di abitanti.
Le autorità del paese africano hanno portato avanti l’appuntamento elettorale nonostante le preoccupazioni della popolazione per la pandemia da Covid-19, mentre gli oppositori hanno invitato gli elettori a boicottarlo per paura del contagio da Covid-19.
La CENA (Autonomous National Electoral Commission) ha imposto le misure per il distanziamento sociale nei seggi elettorali e ha reso obbligatoria la mascherina per gli elettori.
Il governo la scorsa settimana ha inoltre revocato una serie di restrizioni volte a frenare la diffusione del Covid-19, che finora aveva fatto ammalare 339 persone e aveva causato 2 morti.
A livello politico il Benin è una delle democrazie più stabili della regione, anche se è entrata in crisi da quando lo scorso aprile un controverso sondaggio parlamentare ha scatenato molte proteste. Inoltre lo scorso anno i partiti alleati del presidente hanno vinto tutti i seggi alle urne con un’affluenza solo del 25%.
L’attuale presidente Patrice Talon, è salito al potere nel 2016, ed è stato accusato di una repressione che ha portato all’esilio i principali rivali.
Il presidente è eletto direttamente dal popolo a maggioranza assoluta in 2 turni, se necessario, per un mandato di 5 anni ed è ammissibile per un altro. Le prossime elezioni presidenziali si svolgeranno nel 2021.
In questi anni il governo Talon ha seguito un ambizioso piano d’azione per rilanciare lo sviluppo attraverso investimenti in infrastrutture, istruzione e agricoltura.
Il Benin è riuscito inoltre a compiere investimenti grazie agli aiuti inviati dalla comunità internazionale per combattere la pirateria, riuscendo ad investire in progetti concentrati sull’accesso ai servizi finanziari, alla giustizia, alla terra, e ai mercati, compresa la modernizzazione del porto di Cotonou.
Per questa tornata elettorale l’ACHPR (African Commission on Human and Peoples’ Rights) ha stabilito che il voto avrebbe dovuto essere sospeso in quanto non inclusivo, ma il Benin ha ignorato la sentenza. I risultati finali di codeste elezioni sono previsti entro una settimana dal voto.