Bielorussia. Ancora scontri e violenze, agenti gettano le divise e si uniscono ai manifestanti

L’Ue convoca un vertice straordinario; Sassoli, ‘possibili sanzioni'.

di Mariarita Cupersito

Proseguono gli scontri e le manifestazioni di protesta in varie città della Bielorussia a seguito della discussa sesta rielezione del presidente Alexander Lukashenko. Barricate nelle strade di Minsk, più di 6mila arresti, 72 ore di blocco della rete Internet, decine di feriti e almeno 3 vittime da quando, la scorsa domenica, il risultato elettorale ha attribuito a Lukashenko il sesto mandato presidenziale consecutivo. Il padre padrone della Bielorussia è infatti in carica dal 1994, ed in questa tornata avrebbe (il condizionale è d’obbligo) battuto con l’80,23% delle preferenze la pasioanria Svetlana Tikhanovskaya, la quale non ha riconosciuto il risultato e ha chiesto “a coloro che credono che la loro voce sia stata rubata di non tacere“. Per motivi di sicurezza Tikhanovskaya si trova al momento con i figli in Lituania, mentre il marito Sjahrej Tikhanovsky, leader del “Paese per la Vita”, è in carcere e non ha potuto concorrere alle rpesidenziali.
Dai dati di alcuni seggi presi in esame da osservatori indipendenti risulterebbe un numero di voti maggiore rispetto al numero di elettori iscritti, ma Lukashenko è intenzionato a proseguire con l’uso della forza per mettere a tacere l’opposizione, che denuncia i presunti brogli e chiede il riconteggio delle schede.
Durante i disordini la polizia ha utilizzato lacrimogeni, manganelli, granate stordenti e proiettili di gomma, nonché armi da fuoco a Brest, nel sud est del Paese. Stando a quanto riporta il Comitato Helsinki per i diritti umani, quella di martedì è stata “la notte più spaventosa della storia della Bielorussia moderna”: le forze dell’ordine avrebbero agito con maggiore durezza rispetto alle sere precedenti, come testimoniano molti video apparsi online appena la rete Internet ha ripreso a funzionare dopo giorni di blocco.
Arrestati durante gli scontri anche numerosi giornalisti: secondo l’Associazione dei giornalisti bielorussi, sarebbero almeno 55 i reporter fermati nell’ultima settimana, tra cui il freelance italiano Claudio Locatelli che, arrestato domenica sera, è stato liberato dopo 60 ore di detenzione “senza cibo e con poca acqua”, come lui stesso ha poi raccontato. A rendere possibile la sua liberazione è stato l’intervento della Farnesina e dell’ambasciata d’Italia a Minsk.
La situazione è tesissima, i media internazionali riportano di agenti e persino uomini delle forze di sicurezza che si sono tolti le divise stanchi di giorni di repressione e di violenza, ed alcuni di loro si sono uniti alla protesta.
Per Lukashenko i manifestanti in piazza sono “per lo più persone con un passato criminale e disoccupati”, ed anche il Cremlino, alleato di ferro, ha fatto sapere attraverso un portavoce del ministero degli Esteri la propria “preoccupazione” in quanto vi sarebbe chi vuole destabilizzare il paese. Di diverso avviso è la comunità internazionale dalla quale sono piovute critiche per la dura repressione messa in atto tdalle autorità governative: l’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell che convocato un consiglio Esteri straordinario per venerdì, dove probabilmente sarà valutata la reintroduzione di sanzioni contro Minsk.
Con una nota il presidente dell’Europarlamento, David Sassoli, ha comunicato che “Il Parlamento europeo ha seguito attentamente l’andamento delle elezioni presidenziali in Bielorussia. Sono profondamente preoccupato per la violenza usata dalle autorità statali contro parte della popolazione che dimostra pacificamente il desiderio di cambiamento. I bielorussi hanno il diritto di protestare ed esprimere la loro rabbia contro i controversi risultati delle recenti elezioni e un processo elettorale poco trasparente non in linea con gli standard internazionali.
Invito il presidente Lukashenko a fermare la repressione e ad astenersi da ulteriori violenze. L’uso della forza brutale da parte delle forze dell’ordine contro il suo stesso popolo, con conseguenti morti e feriti dovrebbe, secondo il diritto internazionale, avere delle conseguenze comprese sanzioni mirate. Invito il Presidente Lukashenko a rilasciare immediatamente le persone detenute e a porre fine alle violenze nel paese”.