Birmania. Continuano le proteste contro il golpe: i militari occupano le università e gli ospedali

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Ad oltre un mese dal golpe dei militari in Birmania, che ha portato all’arresto della leader politica Aung San Suu Kyi, del presidente Win Myint e di esponenti del governo e del partito, continuano nel paese orientale le proteste di piazza, nonostante la cruda repressione che ha già portato all’uccisione di quasi una trentina di manifestanti.
Oggi si è appreso dai media locali che i militari hanno occupato gli ospedali e le università in vista di un nuovo sciopero generale indetto dai sindacati, mentre negli scontri con le forze dell’ordine gli agenti sono ricorsi nuovamente alle armi da fuoco uccidendo due giovani. Un manifestante è stato picchiato a morte dopo essere stato arrestato.
Il potere continua ad essere nelle mani del generale Min Aung Hlaing, il quale ha dalla sua la Cina: Pechino infatti continua a boccare le risoluzioni di condanna al Consiglio di Sicurezza dell’Onu dove ha diritto di veto, ritenendo quanto sta accadendo nel paese orientale un affare interno. In realtà sono molti i progetti cinesi in Birmania, certamente più sicuri con un governo che non guarda a occidente.
Al momento sono in corso trattative fra la giunta militare al governo e i ministri degli Esteri dell’Asean, i quali puntano innanzitutto a che venga posta fine alle violenze.