Birmania. Dopo la mattanza di ieri la polizia spara a un funerale

Quasi 500 i morti dall’inizio delle proteste. Blinken, ‘è un regime del terrore’.

Notizie Geopolitiche

“Siamo inorriditi”, quello birmano è “un regime del terrore”. Così si è espresso il segretario di Stato Usa Antony Blinken dopo il massacro di sabato a Yangon, in Birmania, dove la polizia ha sparato sui manifestanti uccidendo 114 persone, tra cui un bambino di 5 anni.
Il bilancio dei morti nelle manifestazioni contro il golpe dei militari è ormai prossimo a 500, ed anche oggi la polizia ha aperto il fuoco sui partecipanti al funerale di una delle vittime di sabato: una donna ha testimoniato che “Mentre cantavamo la canzone della rivoluzione, le forze di sicurezza sono arrivate e hanno sparato, noi siamo scappati”.
Il fatto è avvenuto a Bago, vicino a Yangon, mentre due morti vi sono stati nelle manifestazioni scoppiate in altre città.
Il golpe dei militari risale al 1 febbraio, quando la leader politica Aung San Suu Kyi, il cui partito ha vinto in modo schiacciante le elezioni democratiche, è stata arrestata, e con lei diversi esponenti politici e persino il presidente della Repubblica dell’Unione del Myanmar Win Myint.
Il potere continua ad essere nelle mani del generale Min Aung Hlaing, il quale ha dalla sua la Cina: Pechino infatti continua a bloccare le risoluzioni di condanna al Consiglio di Sicurezza dell’Onu dove ha diritto di veto, ritenendo quanto sta accadendo nel paese orientale un affare interno. In realtà sono molti i progetti cinesi in Birmania, certamente più sicuri con un governo che non guarda a occidente.