Birmania. Scontri nel nord ovest dove è imposta la legge marziale. In mille attaccano i militari

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Un folto gruppo di combattenti antiregime delle “Forze di difesa del Chin”, stato del nord ovest della Birmania, hanno attaccato un gruppo di militari a Mindat dove, come riporta la Bbc citando testimoni, vi sarebbero 20mila persone intrappolate negli scontri con i governativi a seguito del tentativo di questi di sedare una rivolta. Tra le decine di migliaia di individui vi sarebbero molte donne e bambini.
Secondo la tv Myawaddy, controllata dai militari al potere, gli attaccanti sarebbero stati un migliaio, armati di granate artigianali e di piccole armi: “terroristi senza scrupoli”, riporta il media, che avrebbero agito dopo l’imposizioneinil 1 febbraio: alle elezioni la Lega nazionale per la democrazia (Lnd) di Aung San Suu Kyi aveva stravinto conquistando 368 seggi al Parlamento, mentre l’Usdp (Union Solidarity and Development Party), una coalizione di 23 partiti sostenuta dai militari e guidata dal generale Than Htay, aveva preso solo 23 seggi. I militari avevano quindi denunciato brogli elettorali e il 1 febbraio avevano indetto un colpo di stato che aveva portato alla guida del paese il generale Min Aung Hlaing. Il nuovo capo dello Stato ha dalla sua la Cina, la quale continua a bloccare le risoluzioni di condanna al Consiglio di Sicurezza dell’Onu dove ha diritto di veto, ritenendo quanto sta accadendo nel paese orientale un affare interno. In realtà sono molti i progetti strategici cinesi in Birmania, certamente più sicuri con un governo che non guarda a occidente. Stessa cosa la Russia, la quale ha interesse a che la Birmania non si trasformi in un avamposto degli Usa nell’area.
Negli scontri di Mindat sarebbero morti cinque civili, mentre nel paese la situazione resta caotica con proteste e scioperi che si susseguono quotidianamente.