Brexit. Caos in Parlamento: emendamento per prorogare, ma Johnson si oppone

di Elisabetta Corsi

“Bo Jo” è stato sconfitto per l’ennesima volta: in questo sabato di voto, è stato infatti approvato l’emendamento Letwin, con 322 voti a favore contro 306 contrari, il quale prevede che, nonostante venga approvato il piano con tutto il quadro normativo ad esso collegato, l’uscita dall’Ue sia rinviata a dopo il 31 ottobre. Il premier è quindi obbligato per legge a chiedere un rinvio di tre mesi, tramite lettera all’Unione Europea entro la mezzanotte, per evitare un’uscita senza accordo e, a detta di Oliver Letwin, per arginare i brexiteers.
Johnson, commentando il voto, ha detto che “Non ci sarà nessun rinvio, io continuerò a fare tutto ciò che è in mio potere per portare il Regno Unito fuori dall’Ue il 31 ottobre e con questo nuovo accordo”. Nonostante la nuova legge, il premier non vuole quindi chiedere un rinvio all’Unione Europea, e anzi rilancia il voto sul suo deal, si presume per lunedì, in quanto oggi è stato sospeso. Una decisione quella di Johnson che porterebbe il premier addirittura a sfidare la legge pur di non cedere, ed ha anche affermato con toni duri che una proroga è dannosa e che il parlamento deve cominciare a cambiare mentalità sul suo nuovo accordo. Nel ribattere la dichiarazione di Johnson, il leader dei laburisti Jeremy Corbyn ha commentato che “oggi è una giornata storica per il Parlamento, perché ha detto che non sarà ricattato da un primo ministro che apparentemente è disposto a sfidare ancora una volta una legge approvata dal Parlamento stesso”.
A Westminster continua così ad esserci alta tensione e ormai si è quasi ai ferri corti tra governo e Parlamento.
A sostegno dell’emendamento, oltre ai conservatori ribelli, anche gli unionisti nordirlandesi e gran parte dei deputati dei partiti all’opposizione. Gli unionisti avevano già deciso di votare un No Deal contro Johnson perché contrari al nuovo accordo, e a sorpresa hanno votato a favore dell’emendamento Letwin.
Una giornata di alta tensione anche al di fuori delle aule parlamentari con centinaia di militanti del movimento People’s Vote, che si sono riversati in strada e in marcia a Londra per chiedere un nuovo referendum e il diritto di poter scegliere di nuovo per il loro paese e il loro futuro.
Un’ondata di giubilo ha attraversato il corteo appena resa nota la notizia che Johnson si ritrova obbligato a richiedere un rinvio. E’ la prima volta in 37 anni che nel Regno Unito si tiene una votazione di sabato.
La giornata che si doveva rivelare cruciale per il nuovo deal e che poteva comportare la fine sulla parabola Brexit si è rivelata un ennesimo nulla di fatto.