Brexit. Fra mugugni e derisioni May annuncia la data del voto in aula

di Elisabetta Corsi –

La nuova data per il voto in Parlamento è arrivata: Theresa May ha confermato il 14 gennaio come giorno di votazione della bozza del piano di uscita dall’Ue, ma la nuova discussione avverrà una settimana prima, il 7 gennaio.
La May ha chiarito alla Camera dei Comuni che il Backstop non era assolutamente un complotto per intrappolare il Regno Unito. Oltre a rassicurare sul fatto che i leader europei non vogliono attivare il Backstop ma semplicemente la migliore relazione per il futuro.
Non tutti però si dimostrano contenti della decisione, anzi durante l’annuncio erano più le derisioni al primo ministro che gli assensi. Uno dei primi oppositori è Jeremy Corbin, leader dei laburisti, che ha dichiarato di voler proporre una nuova mozione di sfiducia contro la May a causa della mancata votazione. Ha dichiarato che a suo parere è inaccettabile aspettare ancora un mese per poter decidere sull’approvazione o meno del piano. Ha aggiunto che “Il primo ministro sta portando il paese verso una crisi nazionale”.
La mozione di sfiducia sarà presentata martedì invitando i deputati a dichiarare di “non avere fiducia nel primo ministro perché non ha permesso alla Camera dei Comuni di votare immediatamente e in modo significativo sull’accordo sulla Brexit”. Secondo Corbyn è un mese sprecato perché il rinvio del voto è avvenuto senza una singola parola rinegoziata e nessuna rassicurazione. Corbyn ha dichiarato che “l’accordo non è cambiato e non cambierà”. Ha invitato quindi la Camera dei Comuni a procedere con la votazione e pensare a considerare delle alternative realistiche.
La premier si è scontrata anche con il suo predecessore Tony Blair, che ha dichiarato la possibilità di un secondo referendum come una opzione da non scartare. Secondo Theresa May è un insulto alla sua carica, quella ricoperta un tempo da Blair e che non abdica alle sue responsabilità di portare a compimento la Brexit, con un nuovo referendum. L’ex premier Blair per tutta risposta ha affermato che “un nuovo referendum è democratico” e ha aggiunto che “molto lontano dall’essere anti democratico anzi è l’opposto, come hanno detto molte figure del passato e del presente del suo partito”. Anzi, la May ha dichiarato nei confronti dell’ex premier che “Per Tony Blair andare a Bruxelles e cercare di minare i nostri negoziati sostenendo un nuovo referendum è un insulto alla carica che ha ricoperto e alle persone che ha servito una volta”. Per Theresa May non si possono abdicare le responsabilità e il Parlamento ha il dovere di rispettare il voto dei cittadini britannici.