Brexit. May continua a lavorare ad un nuovo accordo, ma il tempo stringe

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Mentre si avvicina inesorabile la scadenza del 29 marzo, per molti non procrastinabile, la premier britannica Theresa May continua a darsi da fare per trovare la quadratura del cerchio ed individuare un compromesso sul backstop che risulti digeribile sia alla Camera dei Comuni, sia a Bruxelles, da dove è stata fatta sapere la disponibilità ad analizzare nuove proposte.
Il caso è quindi quel confine nord-irlandese che May vorrebbe tutelare con garanzie di sicurezza, il backstop appunto, uno scoglio tutt’altro che insormontabile soprattutto per le pressioni contrarie interne. Il tema che rimane caldo, rovente, se si pensa che da un lato la partecipazione dell’Irlanda e della Gran Bretagna al contesto unitario europeo ha sopito il conflitto dell’Ulster, dall’altro l’idea presentata da May di un confine “senza infrastrutture di frontiera fisiche né posti di frontiera” rappresenterebbe una valvola attraverso la quale passerebbero persone (già oggi 30mila al giorno) e merci senza controlli e quindi senza dazi: che senso avrebbe la Brexit nel momento in cui agli esportatori diretti da e all’Ue basterebbe recarsi in Irlanda per portare le merci in e dalla Gran Bretagna?
May sta così chiedendo all’Unione Europea una maggiore flessibilità per poi tornare alla Camera dei Comuni, dove il precedente accordo è stato bocciato, ma le voci che si levano da questa parte della Manica mostrano scetticismo. Ieri sir Keir Starmer, del partito laburista britannico, ha affermato che ormai è “chiaro” che il primo ministro “non sarà in grado di realizzare le modifiche promesse al suo accordo sulla Brexit” già bocciato dal parlamento.