Brexit. Tusk, ‘ci deve essere un posto all’inferno per i promotori’

E si scatenano le polemiche.

di Elisabetta Corsi

Come gettare benzina sul fuoco. L’ha fatto Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, che in conferenza stampa con Leo Varadkar, premier irlandese in visita a Bruxelles, ha dichiarato senza mezzi termini: che “ci deve essere uno speciale posto all’inferno per coloro che hanno promosso la Brexit senza nemmeno l’abbozzo di un piano per realizzarlo in sicurezza”.
La reazione dei media inglesi e della politica inglese non si è fatta attendere, indignata per l’arroganza di Tusk, come peraltro era già stato avvisato da Varadkar stesso alla fine della conferenza stampa: “Ti daranno dei problemi terribili sulla stampa britannica per questo”. Ma Donald Tusk si è limitato semplicemente a ridere.
Downing Street ha chiesto se secondo lui è utile l’utilizzo di questo linguaggio e inoltre si è fatto sentire anche il portavoce della premier dichiarando che “Abbiamo avuto una campagna referendaria solida e vivace in questo paese. In quello che è stato il più grande esercizio democratico della nostra storia, i cittadini hanno votato per lasciare l’Unione Europea”.
L’ex ministro per la Brexit David Davis, quando in tv gli è stato chiesto come si sente a essere stato relegato all’inferno, ha risposto: “forse si unirà a noi lì. Inoltre, per lui chi lancia insulti alla gente, dice più su di lui che sulle persone che ha insultato”.
Il portavoce del partito democratico unionista, Sammy Wilson, ha detto che “questo diabolico maniaco europeista sta facendo del suo meglio per mantenere il Regno Unito vincolato dalle catene della burocrazia e del controllo dell’Ue”, aggiungendo che “Sono Tusk e i suoi arroganti negoziatori Ue che hanno alimentato le fiamme della paura nel tentativo di cercare di ribaltare il risultato del referendum”.
Nella scena politica è tornato a farsi sentire anche Nigel Farage, leader del partito euroscettico Ukip, il quale ha alzato i toni affermando che “La Brexit è un paradiso. Ci libereremo di bulli non eletti e arroganti come lei e gestiremo il nostro paese”. Il brexiteer Tory, Peter Bone, ha denunciato “un insulto completamente oltraggioso”. A dare man forte a Tusk si è presentato invece Guy Verhofstadt, capo negoziatore Brexit del Parlamento europeo, che ha dichiarato tramite Twitter: “Beh, dubito che Lucifero li accoglierebbe, perché dopo quello che hanno fatto alla Gran Bretagna, riuscirebbero persino a dividere l’inferno”.
A cercare di calmare gli animi è arrivato Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, il quale ha dichiarato che “l’unico inferno che conosco è il mio lavoro come presidente della Commissione”.
Oltre a questi scambi di opinione infuocati, l’attenzione è spostata anche sulla premier Theresa May, che volerà a Bruxelles per tentare di rinegoziare il famoso punto del piano riguardante il Backstop, anche se è un compito veramente difficile da portare a termine perché più volte l’Ue ha ripetuto che il testo non si tocca.