Brexit. Una lettera a Bruxelles… anzi due, no tre: il caos regna a Downing street

di Elisabetta Corsi –

Le sorprese non finiscono nella politica britannica. A seguito dell’approvazione dell’emendamento di estensione del periodo della Brexit, Boris Johnson ha deciso di inviare la lettera di richiesta al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk in cui ha chiesto la proroga della scadenza, fino ad oggi prevista per il 31 ottobre. Nonostante la contrarietà iniziale si è così dimostrato disposto a seguire la legge, cosa che in un primo momento aveva rifiutato.
Tusk ha poi twittato di aver ricevuto la lettera del premier. Ma la polemica non si è fermata: la lettera, tra l’altro fotocopiata, è giunta a Bruxelles senza essere firmata e persino seguita da una seconda lettera in cui il premier ha ritirato la sua decisione ritenendo la proroga un vero e proprio errore.
Secondo la BBC Johnson potrebbe aver agito così per evitare di dover comparire in tribunale e quindi alla Corte Suprema. In ogni caso ha chiamato i leader europei, compreso Tusk, per insistere sul fatto che la lettera in questione non è sua, ma del Parlamento.
Nella lettera firmata, la seconda, ha messo in chiaro che porterà avanti la ratifica dell’accordo e introdurrà la legislazione necessaria all’inizio della prossima settimana, dicendosi comunque fiducioso di riuscire a completare la procedura per il 31 ottobre. Riguardo alla proroga ha lasciato piena libertà all’Ue di concederla come richiesto dal Parlamento, ma lui ha ribadito la sua contrarietà in quanto verrebbero lesi gli interessi del Regno Unito.
In totale sono tre le lettere spedite dal primo ministro: una fotocopia non firmata della richiesta che era obbligato a inviare in virtù del Benn Act, una seconda lettera esplicativa all’ambasciatore del Regno Unito presso l’Ue e infine un ultima in cui sono spiegati in motivi per cui il governo è contrario ad una proroga della Brexit.