Brunei. L’applicazione della sharia nel piccolo paese asiatico

di Alberto Galvi

Un anno dopo l’applicazione della sharia, nel codice penale del piccolo regno del Brunei è il momento di fare i primi resoconti sull’efficacia o meno di questa legge. L’ordine del codice penale della sharia, tra cui le punizioni hudud come l’amputazione di arti per furto e lapidazione a morte per adulterio, è stato pienamente attuato il 3 aprile 2019 nel Brunei.
In questo anno di applicazione non è stato trattato un singolo caso penale secondo la nuova legge della sharia. Quando il Brunei annunciò l’implementazione della controversa legge, suscitò forti proteste da tutto il mondo.
Ricordiamo che il Brunei è un ex protettorato britannico che pratica un doppio sistema legale, uno basato sulla sharia e l’altro sul common law britannico ed entrambi i sistemi continueranno a funzionare in parallelo per mantenere la pace e l’ordine tra le diverse etnie del paese.
Il Brunei ha così emanato un nuovo codice penale che impone la morte a persone accusate di determinati reati come lo stupro, l’adulterio, l’insulto, la diffamazione del profeta Maometto, la sodomia, la rapina e sia che lo confessano sia se sono presenti come testimoni. La nuova legge si applica principalmente ai musulmani, sebbene alcuni aspetti si applicano anche ai non musulmani.
Tra le altre pene previste c’è anche la fustigazione pubblica come punizione per l’aborto, nonché l’amputazione per furto e criminalizza l’esposizione dei bambini musulmani alle credenze e alle pratiche di qualsiasi religione diversa dall’Islam. Il sesso lesbico comporta una penalità di 40 colpi di bastone e o un massimo di 10 anni di reclusione.
Il sultano del Brunei, Hassanal Bolkiah, ha annunciato per la prima volta la volontà di applicazione di questo nuovo codice penale nel 2013. La prima fase della legge della sharia, che riguardava i reati punibili con pene detentive e multe, è stata attuata nel 2014 e chiamata tazir. Questi reati riguardano i comportamenti indecenti, la mancata partecipazione alle preghiere del venerdì e le gravidanze fuori dal matrimonio.
Le ultime fasi dell’applicazione del codice si riferiscono agli hudud e ai qisas che determinano punizioni del Corano interpretate da studiosi giuristi musulmani. Queste nuove leggi hanno reso il Brunei il primo paese del sud-est asiatico ad imporre un codice penale simile a quelli applicati nella maggior parte dei paesi mediorientali, come l’Arabia Saudita.
Il sultano del Brunei per l’applicazione di questa nuova legge ha subito un contraccolpo internazionale, inclusa la condanna da parte di alcune celebrità come George Clooney e Sir Elton John, le quali hanno chiesto il boicottaggio del gruppo di hotel Dorchester Collection di proprietà della Brunei Investment Agency, il fondo sovrano del piccolo paese asiatico. Il sultano ha affermato comunque che la pena di morte non sarebbe mai stata eseguita e così è avvenuto fino ad ora.
La comunità internazionale durante questo anno ha criticato molto l’applicazione di queste leggi soprattutto le comunità LGBT, che le hanno giudicate crudeli nei confronti degli omosessuali. Pesanti critiche sono arrivate per le violazioni nei confronti dei diritti delle minoranze cristiane e di tutte le altre fedi diverse da quella islamica. Tutto questo è stato poi amplificato dai media che hanno fatto isolare politicamente il Brunei.
L’accettazione da parte del piccolo sultanato asiatico della sharia va però contestualizzato con la situazione geopolitica della regione in cui si trova. Negli ultimi anni il Brunei è immerso nella recessione a causa del crollo dei prezzi del petrolio e delle sue riserve di greggio che sono diminuite.
La difficile situazione economica ha fatto aumentare la dipendenza dalla religione. L’attuazione della sharia da parte della nazione a maggioranza musulmana ha spaventato le imprese occidentali che hanno in parte abbandonato il paese lasciando il posto agli investimenti cinesi, che in genere si astengono dal criticare i partner commerciali in materia di diritti umani.