Burkina Faso. Destituito il primo ministro Christophe Dabiré, sciolto il governo

di Alberto Galvi

Il presidente del Burkina Faso Roch Marc Christian Kaboré ha destituito il primo ministro Christophe Dabiré e ha sciolto il governo. La decisione è arrivata dopo le elezioni legislative, per il necessario consenso dell’Assemblea nazionale. Nessuna informazione è filtrata sul nome del futuro capo del governo o sulla data della sua nomina. Kaboré è stato rieletto al primo turno per un secondo mandato il 22 novembre.
Dabiré è stato nominato capo del governo nel gennaio 2019, in seguito alle dimissioni del precedente governo guidato da Paul Kaba Thiéba anche se non era un membro del partito al governo, bensì lo era del partito CDP (Congress for Democracy and Progress). Tra gli incarichi avuti c’era quello di commissario dell’UEMOA (Union Economique et Monétaire Ouest Africaine), organizzazione che comprende Benin, Costa d’Avorio, Mali, Burkina Faso, Guinea-Bissau, Niger, Senegal e Togo.
L’ex premier Dabiré è stato anche ministro della Salute dal 1992 al 1997 con Kaboré che deteneva il titolo di primo ministro, durante la presidenza di Compaoré il quale era salito al potere con un colpo di Stato nel 1987 ed era stato rovesciato nel novembre 2014. Inoltre nei successivi governi Dabiré è stato nominato ministro dell’Istruzione secondaria e presidente della commissione per le finanze e il bilancio dell’Assemblea nazionale e ha anche ricoperto un seggio in parlamento e alte cariche nel ministero dell’Istruzione.
Lo scorso anno le elezioni presidenziali sono state accoppiate a quelle legislative, in gran parte vinte dal partito al governo e dai suoi alleati. Nelle elezioni legislative il MPP (People’s Movement for Progress) ha vinto 56 dei 127 seggi all’Assemblea nazionale, che controlla insieme ai partiti alleati più piccoli. Inoltre è stato riconfermato il presidente uscente dell’Assemblea nazionale, Allasane Bala Sakandé, intimo amico di Kaboré.
Il Burkina Faso è un Paese dell’Africa occidentale di 20,5 milioni di abitanti povero e senza sbocchi sul mare situato nel cuore del Sahel. Dal 2011 ha affrontato un’ondata di insurrezioni islamiche arrivate a nord dal Mali, che da lì si sono estese anche ad est del Paese, vicino al confine con Togo e Benin. Il presidente Kaboré ha promesso durante il suo secondo e ultimo mandato di portare la sicurezza e la stabilità nel Paese. Questi ricorrenti attacchi da parte dei militanti radicali islamici hanno provocato almeno 1.200 morti e un milione di sfollati all’interno del Paese.