Camerun. Domani si vota, tra tensioni separatiste e violenze in tutto il paese

di C. Alessandro Mauceri

Grande attesa e apprensione per le elezioni presidenziali che si terranno in Camerun domani.
La crisi economica e sociale da una parte e le tensioni che vanno avanti da mesi dovute alla dichiarazione di indipendenza di alcune regioni anglofone (che si sono date il nome di Ambazonia), potrebbero influire sul corretto svolgimento delle elezioni.
A questo si aggiungono gli scontri nell’estremo nord del Paese dove sono frequenti le incursioni degli islamisti di Boko Haram provenienti dalla Nigeria. Scontri che hanno causato la fuga di centinaia di migliaia di persone in altre zone del Camerun e all’estero. Secondo l’Alto Commissariato ONU per i rifugiati, almeno 10mila camerunesi, l’80% dei quali sono donne e bambini, si troverebbero in campi di fortuna in Nigeria.
Un clima arroventato che i partiti in corsa per le elezioni hanno cercato di sfruttare a proprio favore durante la campagna elettorale. Una tornata elettorale che presenta diverse novità. A cominciare dal fatto che i candidati alle elezioni presidenziali di domenica 7 ottobre erano inizialmente ben nove. “Questa è la prima volta nella storia del Camerun che ci sono candidati dell’opposizione ben definiti, che hanno vere offerte politiche”, ha dichiarato Fred Eboko, dell’Istituto di ricerca e sviluppo. Tra tutti i principali sfidanti sono tre: Joshua Osih, ideale erede di Fru Ndi, oppositore di Biya nelle ultime tre tornate elettorali, supportato dal Fronte socialdemocratico (SDF, principale partito di opposizione; Maurice Kamto, ex ministro della Giustizia tra il 2004 e il 2011, che ha fondato un proprio partito politico, Movimento per la rinascita del Camerun, e che gode di forte sostegno territoriale; e Akere Muna, avvocato che vanta buoni rapporti con l’estero.
Nell’ultimo periodo, alcuni di loro hanno dato vita ad alleanze nel tentativo di far fronte al vantaggio del presidente uscente, Paul Biya, 85 anni, in corsa per il settimo mandato: Akere Muna ha accettato di ritirare la propria candidatura e di sostenere Maurice Kamto denunciando scarsa trasparenza nel processo elettorale e minacciando manifestazioni di piazza.
Il candidato favorito resta Biya, soprannominato in Camerun la “Sfinge”, al potere da oltre 30 anni, ultimo sopravvissuto della Primavera Africana che ha portato alla caduta di molti leader africani come Gheddafi, Mugabe, Jammeh e Compaorè. Alle ultime elezioni Biya vinse con una maggioranza schiacciante (oltre il 77% dei voti). Cosa che, in molti paesi occidentali, diede adito a forti dubbi di “irregolarità” circa lo svolgimento delle votazioni.
Dubbi che certamente non mancheranno anche in questa occasione: visti gli scontri che, dall’inizio del 2018, hanno causato oltre 400 morti, funzionari della commissione elettorale hanno già annunciato che alcuni seggi saranno “trasferiti” per garantire il normale svolgimento delle elezioni.
Una decisione che non sarebbe giustificata dato che il governo di Yaounde ha assicurato che il voto si sarebbe tenuto in tutto il Paese e che lo stesso Biya aveva minimizzato i conflitti definendoli semplici “difficoltà”.