Catalogna. L’emorragia inarrestabile delle aziende che portano la sede altrove

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Non si arresta l’emorragia di aziende dalla Catalogna nel timore che, se non oggi un domani, il proposito indipendentista di Carles Puigdemont possa diventare realtà, naturalmente in un contesto extraeuropeo.
L’ultimo ad annunciare lo spostamento della propria sede da Barcellona a Madrid è stato il gruppo Abertis, gestore autostradale spagnolo, ma il sempre più lungo elenco di aziende e banche migranti sta con i fatti smentendo le rassicurazioni del presidente regionale Puigdemont agli elettori circa il mantenimento dello stato economico. Tra l’altro a Madrid non si è persa l’occasione per favorire gli spostamenti di sedi attraverso un decreto ad hoc volto a ridurre al minimo le formalità per la modifica dell’indirizzo sociale delle società.
Da subito hanno annunciato la loro fuga il Banco Sebadell e CaixaBank (andrà a Palma di Maiorca), poi sono arrivate Eurona Wireless Telecom e Cellnex (telecomunicazioni), la Gas Natural Fenosa e la Sociedad General de Aguas de Barcelona, un fuggi fuggi generale che potrebbe costare caro agli indipendentisti pur se la secessione non ci sarà, dal momento che solo queste aziende pesano per la metà del Pil catalano, che è di 210.000 milioni, circa il 20% di quello della Spagna.
L’emorragia tuttavia non sembra arrestarsi, ed anche Oryzon (biotecnologia), Dogi (tessile), Mediolanum, la cooperativa di credito Arquia Banca, Policlinic (materiali per odontoiatria), Ballenoil (centri lavaggio e distributori), Naturhouse e Derby Hotels hanno deciso di mollare.
Il timore è, come ha specificato l’associazione catalana degli imprenditori Foment di Treball, è che possano essere centinaia se non migliaia le aziende che porteranno nel prossimo futuro la sede in altre regioni della Spagna.