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17 migranti hanno presentato ricorso contro l’Italia per il respingimento, avvenuto nel 2017, in Libia. I migranti irregolari, provenienti da Nigeria e Ghana, erano con altri 150 quando erano partiti dalla Libia alla volta dell’Italia su un gommone, ed erano stati soccorsi dalle autorità libiche le quali, a loro avviso, avevano “agito per procura”. La capitaneria italiana aveva ricevuto il segnale di soccorso ed aveva avvertito le navi presenti in zona: a intervenire era stata una nave libica, la Ras Jadir, e in base alle denunce presentate da alcuni dei ricorrenti, questi erano stati in seguito “torturati, picchiati e minacciati, poi condotti in un campo di detenzione a Tajura”, dove sarebbero stati sottoposti ad altre violenze. In due hanno anche denunciato la morte dei loro figli avvenuta con l’affondamento del gommone all’arrivo della nave libica.
I giudici della Cedu hanno tuttavia tenuto conto del fatto che l’imbarcazione dei migranti si trovava in acque internazionali, ovvero al di fuori delle acque italiane, per cui il ricorso è stato giudicato “irricevibile”.